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Rediviva Countach

Ricreare un’icona anni Ottanta come la Countach? Auguri! Eppure Lamborghini ha preso la cosa davvero sul serio...

Testo Jason Barlow - Foto Dennis Noten
Pubblicato il: 08 set 2021
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Non pensavate che Lamborghini avrebbe fatto una cosa simile, invece la Casa più appariscente del mondo è tornata alle origini con la Countach LPI 800-4. In pratica è come se la più grande supercar di tutti i tempi non avesse mai cessato la produzione e fosse evoluta attraverso le generazioni per arrivare così al 2021, 50 anni dopo il suo sensazionale debutto. Ne verranno realizzate soltanto 112 – un riferimento al codice interno dell’originale LP112 – al costo di circa 2 milioni e mezzo di euro ciascuna: ovviamente sono già tutte vendute.

Provaci ancora, Lambo!

Si sa, gli anniversari sono facili generatori di eccitazione e irresistibili spillatori di quattrini. A Sant’Agata l’hanno già fatto una volta con la Countach, che nel 1989 si è proposta in un’edizione Anniversary che celebrava i 25 anni dell’azienda – per lo più turbolenti – in quanto l’auto ne aveva appena 18. Quella volta, il compito di rielaborare il design, che appare come imbrattare la Gioconda con baffi e occhialini, è toccato a Horacio Pagani. Meno impressa nella memoria è stata la Miura Concept 2006, rivisitazione dell’auto che 40 anni prima ha dato il via alla dinastia delle supercar a motore centrale. L’ha disegnata Walter de Silva, ma Lamborghini e il suo allora nuovo capo Stephan Winkelmann evidentemente non si sentivano di darle fiducia. Mezzo secolo, però, è un traguardo considerevole e sia il 1971 sia la Lamborghini Countach meritano di essere celebrati con impegno.

Anni di rivoluzione

Gli Anni 60 hanno cambiato tutto, nel bene e nel male, e soltanto nel 1971 si è capito che il nuovo decennio sarebbe stato ancora diverso. Gli Stones ci hanno regalato Sticky Fingers, Marvin Gaye il suo capolavoro carico di messaggi politici What’s Going On, mentre David Bowie ha capito chi sarebbe stato David Bowie con Hunky Dory, giusto per citare tre dei più grandi album mai realizzati. Nel frattempo, a Torino, un progettista di auto di nome Marcello Gandini, che aveva speso gran parte dei precedenti 5 anni a prepararsi a far rotta verso il centro del sole, ha presentato la Lamborghini Countach LP500. Le auto italiane ad alte prestazioni prima di allora avevano sempre seguito un linguaggio formale particolarmente sensuale, ma anche qui le cose stavano cambiando e si ha l’impressione che Gandini avrebbe disegnato ruote esagonali se solo ciò non avesse sfidato 5.500 anni di evoluzione ingegneristica. Invece ha optato saggiamente per un profilo a cuneo e i passaruota ad angolo acuto, rompendo gli schemi. L’insignificante questione della visibilità esterna è stata superata introducendo un periscopio al posto dello specchietto retrovisore. Non molte auto usavano una soluzione simile e il foro ricavato allo scopo nel tetto della Countach sarebbe diventato un elemento distintivo come le famigerate porte a forbice, unica soluzione possibile su un’auto larga e bassa come questa e in definitiva un altro colpo del Maestro. Tuttavia, progettare un’auto come questa è una cosa e costruirla è un’altra ed è portando l’UFO di Gandini in produzione che Lamborghini ha davvero sbalordito il mondo: “All’inizio degli anni Sessanta c’erano la Porsche 911 e la Jaguar E-Type” – ha detto il direttore del design di Lamborghini Mitja Borkert a TopGear durante un’anteprima mondiale a porte chiuse della nuova vettura – “Stavamo uscendo dall’etica del design aerodinamico del dopoguerra per entrare in qualcosa di veramente all’avanguardia. Soprattutto in Italia. I grandi stilisti stavano fomentando una rivoluzione del design a colpi di concept car ma la Countach è stata l’unica a diventare realtà. Questo è ciò che la rende così speciale”. Borkert è cresciuto nella Germania dell’Est, quella comunista, quindi non poteva avere il poster della Countach nella sua cameretta. In effetti, la prima auto progettata da Gandini che ricorda di aver visto è stata la Citroën BX, un oggetto interessante e personale soprattutto in un panorama popolato da Lada, ma niente Countach. Oggi, dopo 5 anni di lavoro alla guida del Centro Stile Lamborghini, Borkert conosce ogni millimetro di ogni auto che l’azienda abbia mai realizzato, ma la Countach più di tutte. Puoi continuare a guardarla e non stancarti mai” – dice – “Il prototipo è stato il culmine di quei 4 anni che hanno portato all’AlfaRomeo la Carabo, alla Bizzarrini la Manta, alla Lancia la StratosZero e alla Maserati la Boomerang. Stavamo andando sulla Luna, il Concorde era in fase di sviluppo, c’erano rivolte studentesche a Parigi e Praga, c’era un diffuso pensare rivoluzionario e le auto hanno acquisito forme esagonali e un’estetica potente”.

Più di un semplice remake

Ora Mitja e il suo team devono misurarsi con le reazioni degli appassionati di auto revival e al tempo stesso di chi non crede che una Casa dovrebbe abusare del proprio passato. Una nuovissima Countach fatta per il 50° anniversario poteva in effetti essere un’impresa rischiosa e persino un killer per la reputazione se affidata alle mani sbagliate, ma fortunatamente il disastro è stato evitato. Stranamente, data l’ispirazione e il marchio che c’è dietro, è un capolavoro di sobrietà, un omaggio che si basa sugli elementi chiave dell’originale senza scadere nel pastiche o, peggio, sembrare retrò. Sì, una volta saputo che sotto c’è una Sián è facile vederne i tratti caratteristici, specie da alcune angolazioni, ma non si può non apprezzare la superficie piatta del muso, i passaruota posteriori asimmetrici e la fedeltà con cui i condotti dietro i finestrini riprendono l’originale. Del resto, durante il suo periodo in Porsche, Mitja ha firmato la magnifica Mission E (anteprima della Taycan), ma anche la 917 Homage. Dimostrando un’incredibile abilità nel rievocare i più grandi successi di una Casa senza farne dei semplici tributi.

Atto conclusivo

I rendering per una Countach 50 in effetti circolavano da prima che la direzione gli desse finalmente il via libera e probabilmente una delle proposte aveva anche i fari a scomparsa. Il condotto NACA si è ingrandito parecchio, Mitja ammette che far entrare abbastanza aria nel motore è stata la sfida più grande di tutte: “Proprio come lo è stato per Gandini”, sorride. Ma mentre ammira la Quattrovalvole, ritiene ancora l’ala posteriore mobile della nuova vettura preferibile a un’appendice aerodinamica fissa fuori misura. Il dramma della parte posteriore tagliata dell’originale si ripete sulla nuova vettura, compresi i 4 scarichi. “Il colore Bianco Siderale della show car fa riferimento alla Countach LP400 S personale di Ferruccio Lamborghini, ma abbiamo aggiunto alcuni elementi in blu metallizzato per dare una maggiore profondità”. All’interno ci sono uno schermo multimediale ingrandito e prese d’aria stampate in 3D, mentre l’abitacolo è rifinito con un motivo quadrato molto anni ‘70. Fortunatamente c’è anche più spazio all’interno rispetto all’originale, anche se manca un alloggiamento per il cellulare. A proposito, i cerchi in lega seguono il disegno a “quadrante telefonico”. Nel complesso, è un lavoro altamente sofisticato, per giunta completato quando in Italia è iniziato il lockdown per Covid-19 che ha quindi costretto il team a lavorare in remoto. “La Countach è stata l’ultimo punto di svolta”, conclude Mitja. “Ricordo di averne vista una andando a Pebble Beach, sulla Highway 1: si poteva identificare a più di un chilometro. Eppure, anche se è uscita di produzione nel 1990, ho sempre avuto la sensazione che il suo percorso non fosse compiuto, che la Countach perfetta non fosse ancora arrivata. In effetti, il condotto NACA sulla LP400 era un po’ messo lì, e mentre adoro la Quattrovalvole per come le ruote e i passaruota si sono allargati, penso che la 25° Anniversario sia stata persino un po’ eccessiva. Quindi sì, c’erano questioni “irrisolte” e volevo fare un’auto che fosse conclusiva, super-pulita e pura, per questo c’è solo una linea sull’ala anteriore.Volevamo giocare con le grandi superfici posteriori come abbiamo fatto sulle altre auto speciali come l’Essenza,u n proiettile da corsa di 5 metri e mezzo, e la Sián, un’auto che va oltre il design. Mentre lei, la Countach, è pura scultura”.

I come ibrida

Il nome completo è Countach LPI 800-4 e le sue specifiche tecniche saranno certamente familiari a chiunque conosca la recente hypercar Sián perché nasce da lì come ulteriore variazione sul tema dell’Aventador e derivate, con telaio e pannelli della carrozzeria realizzati in fibra di carbonio per una maggiore integrità strutturale e leggerezza. Il motore è un V12 di 6,5litri che produce 780 CV affiancato da un motore elettrico a 48 V che aggiunge altri 34 CV e 35 Nm. La “I” di LPI sta infatti per Ibrido e indica i primi passi di Lamborghini verso la completa elettrificazione, a cui comunque si avvicina alla sua maniera: questo ibrido utilizza un super condensatore invece di una convenzionale batteria agli ioni di litio, dunque può immagazzinare meno energia, ma ha una densità di potenza tre volte superiore e si ricarica praticamente all’istante. Il che lo rende la soluzione migliore per la nuova Countach che sfrutta l’energia accumulata in frenata principalmente per dare continuità alla coppia durante i cambi di marcia. Questa è infatti la circostanza in cui il divertente, ma poco fluido cambio sequenziale monofrizione dell’Aventador ha sempre mostrato i suoi limiti e dove sappiamo dalla nostra esperienza con la Sián che l’e-motor di soli 34 kg posto tra il motore e il cambio aiuta davvero. Tuttavia, dubitiamo che chiunque firmi sulla linea tratteggiata per una Countach 50° anniversario lo faccia per la sua tecnologia ibrida. “La Countach ha avuto molte versioni durante la sua vita, anche se ne sono state prodotte meno di 2.000, e per questo l’idea era quella di avere un design pulito, solido e senza tempo”, ha dichiarato a Top Gear Stephan Winkelmann, appena tornato al ruolo di CEO Lamborghini. “Volevamo evidenziare gli elementi migliori senza sovraccaricare il design, ecco quindi i passaruota e lo scarico squadrati, le prese d’aria e la gran quantità di pneumatico visibile al posteriore. Rappresenta la pura celebrazione di qualcosa che è successo 50 anni fa. Di norma, non amo le auto retrò. Preferisco guardare al futuro, ma l’originale non ha soltanto cambiato il DNA di Lamborghini, ha stravolto il mondo delle super sportive ed è ancora un riferimento, quindi funziona".

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