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Clio Cup mon amour

È il campionato a ruote coperte più frequentato in Europa, quasi 50 Clio in pista si danno battaglia senza esclusione di colpi e a Monza c’eravamo anche noi

Stefano Cordara
Pubblicato il: 25 ott 2022
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Provate a scorrere i nomi dei piloti che corrono in F1. Ora fate una piccola ricerca e guardate in quanti tra questi piloti arrivano dai trofei Renault. Se non avete molto tempo per le ricerche ve lo diciamo noi: quasi tutti. La Casa della Regie ha, infatti, una vera passione per la scoperta dei nuovi talenti, passione che le riesce particolarmente bene visti i risultati. Il merito è tutto dei suoi trofei monomarca che nel corso di decenni sono riusciti a forgiare e a far crescere tanti piloti giovani. Rigore tecnico, controlli severi, disciplina e una rigida formula “tutti uguali” riescono nella selezione e nei trofei Renault, alla fine, emergono veramente i migliori.

Questa premessa è necessaria anche per capire il perché i trofei Renault sono così longevi e riscuotono così tanto successo. Lo avevo già sperimentato qualche anno fa correndo una tappa della Clio Cup a Vallelunga e andando poi a correre la finale Europea al Paul Ricard con risultati per me quasi sorprendenti. Ci ho riprovato quest’anno a Monza per la penultima tappa di quello che ormai è uno dei trofei più combattuti del vecchio continente. Livello altissimo perché da quest’anno la Clio Cup è un  vero e proprio challenge europeo che tocca 14 circuiti e coinvolge 4 nazioni. Di fatto ogni gara è una finale europea e se il livello era alto nei campionati precedenti, ora è diventato stellare. Il che significa una cosa. Arrivare in pista il venerdì con il tuo caschetto l’Hans e la tutina senza aver mai visto la macchina è sinonimo di fondo classifica.

TUTTI UGUALI, PER DAVVERO

Tutti uguali, dicevamo. È la parola chiave dei trofei monomarca, ma qui ha ancora più peso. Le auto sono preparate direttamente da Renault Sport, vendute dai concessionari. Con circa 40.000 euro si entra in possesso di una vera purosangue, in cui praticamente di serie resta praticamente solo il motore da 200 cv che ha una preparazione minima -scarico e centralina- garanzia di affidabilità perché si può correre una intera stagione di gare senza metterci le mani. Il resto cambia praticamente tutto: sospensioni, freni, ruote, cambio che per l’occasione è un sequenziale a innesti frontali, il top per un’auto da gara. Una stagione di gare costa circa 70.000 - 80.000 euro, (danni esclusi, ovviamente) e sono gare di alto livello, tiratissime. State certi che qui nessuno “toglie il piede”. Anzi se possono una bussata te la danno volentieri.

PIÙ PICCOLA, PIÙ TECNICA

L’ultima generazione di Clio (la V), ha visto anche l'arrivo di un po’ di novità nella versione da corsa. Il motore scende di cubatura (da 1600 a 1.400 cc), la cavalleria è più o meno uguale ma cala un po' la coppia. Per cui in curva la Cup va fatta scorrere ancora più di prima. È una autentica racer, è leggera, agilissima, tecnica in frenata perché l’impianto senza ABS (ma con servofreno) ti impone di modulare bene lo sforzo per non spiattellare le gomme alla prima staccata. È una trazione anteriore, per cui, si sa, le ruote dietro non si scaldano mai, soprattutto se si fa l’assetto “tirato” che aiuta l’auto a entrare in curva partendo un po’ dietro. Tutto molto divertente, fino a che non parte troppo…

statene certi, qui nessuno “toglie il piede”

INIZIO CON UN BACIO

Lo dico con cognizione di causa. A Monza come detto ci arrivo con il caschetto, l’Hans e la tutina (garanzia di fondo classifica…). È ottobre, sono le 8.30 del mattino, l’umidità si taglia con il coltello. Le Clio sono le prime ad entrare in pista, senza termocoperte, per rendere l’idea è un po’ come andare al ghiacciodromo di Livigno con le gomme estive. Entro circospetto come una marmotta che esce dalla sua tana. Primi giri pianissimo, mi faccio passare da tutti, vedo gente (brava…) che si gira prima nel giro di allineamento, poi nel giro di riscaldamento dritti, botti. La cosa non è molto tranquillizzante. La prendo con molta calma. Ma non abbastanza. Complice l’asfalto non omogeneo di Monza che in alcuni punti tiene in altri molto meno l’Ascari mi tradisce. In uscita taglio un pelo troppo sul cordolo a sinistra. Si dovrebbe fare così, ma non adesso, non alle 8.30 del mattino. Basta quel piccolo saltino che stacca per un microsecondo la ruota posteriore dall’asfalto e il dietro parte come sulla neve. Il bacio alle barriere è inevitabile. Fine turno e Corda che rientra a testa bassa con il carro attrezzi.

al primo turno di libere entro circospetto come una marmotta che esce dalla sua tana. Primi giri pianissimo, mi faccio passare da tutti, vedo gente (brava…) che si gira prima nel giro di allineamento, poi nel giro di riscaldamento, dritti, botti. La cosa non è molto tranquillizzante

PIOGGIA ROVENTE

Durante le qualifiche cambia tutto, gli altri sono “caldissimi” perché arrivano dalla gara del sabato (la Clio Cup corre due gare nel WE a me è toccata quella della domenica) ma poco male perché una colossale perturbazione invade l’autodromo e bagna la pista. Si riparte un po’ tutti da zero, io più degli altri visto che con la mia Clio ci ho fatto solo qualche giro. Entro di nuovo circospetto ma sul bagnato a Imola avevo fatto bene e qui almeno non devi scaldare le gomme perché le rain non ne hanno bisogno. Solo che a Monza con il bagnato non è proprio la cosa più facile del mondo, le staccate devono essere furiose e millimetriche, i tratti gommati vanno evitati come la peste e ancora una volta le difformità di asfalto (certi punti tengono tantissimo, altri non tengono niente) impedisce di fare ritmo e di creare il “flow”. E piove, così forte che la visibilità è davvero critica, come facciano i piloti della F1 a guidare in queste condizioni non è dato sapere.

LA GARA

Sono trentanovesimo, così lontano dalla linea di start, che per vedere il semaforo devo guardare il riflesso nei vetri della palazzina box dell’autodromo. Ma del resto non serve nemmeno guardarlo visto che la partenza avviene con la Safetycar. E se pensate che sia più facile provate a pensare a una fila di 44 Clio dietro alla Safety, quando i primi accelerano sul rettilineo di arrivo io sto uscendo dall’Ascari. È dura, ma a gara mi diverte soprattutto perché riesco a tenere il passo di quelli davanti e anche a battagliare un po’. In queste condizioni Monza è un trabocchetto, sbagli una traiettoria in staccata e non ti fermi più. In alcuni punti puoi frenare quasi come sull’asciutto in altri sembra ghiaccio. Memore del danno del venerdì ci vado prudente, forse troppo perché nel momento in cui la pista asciuga e gli altri cambiano passo io resto un po’ fermo sulla mia prestazione senza scendere con i tempi, con la pista che migliora bisogna osare di più, io non lo faccio. Incredibile come il tempo sia compresso quando corri, in un attimo i 25 minuti finiscono. Ho giusto il tempo di fare a sportellate alla parabolica all’ultimo giro, ma tengo la posizione. I primi sono lontanissimi ma che importa. Io riprendo il mio caschetto il mio Hans e la tutina e torno a casa. Contento come un bambino.

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