Cupra Extreme E, il silenzio nel deserto
Salite con noi a bordo della ABT Cupra XE: si aprono nuove prospettive per chi ama il fuoristrada, la velocità e i rally marathon, con peculiarità che diventeranno lo standard anche in competizioni come la Dakar.
Se per caso siete degli adepti di Star Wars conoscerete certamente lo Speeder. Quella sorta di moto in stile hovercraft impiegata nella saga di George Lucas. Un sibilo “secco” e omogeneo che si staglia nel deserto di chissà quale pianeta di chissà quale galassia. Adesso provate ad immaginare di replicare lo stesso suono su di un veicolo che invece le ruote le ha per davvero, sebbene l’aspetto possa sembrare in qualche modo futuristico.
Un format originale
Ecco come si presenta il mezzo con cui il marchio Cupra partecipa all’Extreme E, nuovo campionato di livello internazionale che fa della sostenibilità il suo cavallo di battaglia. Sia chiaro che a parteciparvi sono esclusivamente vetture 4x4, ovviamente elettriche.Gli organizzatori sono gli stessi della Formula E, ma per attirare l’attenzione sul tema ambientale hanno deciso di dare vita ad un format di campionato che avesse luogo nelle regioni più remote del pianeta. Un piacere da guardare, meno per la logistica. La pandemia ha rimescolato le carte, tanto che alcune tappe sono già state cancellate e si cerca dimettere una pezza ad un campionato a caccia di eventi. Per il momento si è corso in Arabia Saudita e in Senegal (a Dakar) e a fine agosto è stata la volta della Groenlandia. Il format di gara non è di facile comprensione, ma sta di fatto che per ragioni di pari opportunità ogni team deve schierare un pilota e una pilotessa. I giorni di gara sono due, sabato e domenica. Ogni squadra prende parte a due prove cronometrate il sabato, al Round di qualificazione 1 e al Round di qualificazione 2. Domenica ci sono gli Shoot Out, le due Semifinali e la Finale. Ogni gara/prova a cronometro è di due giri: un giro guidato dal pilota e uno dalla pilotessa. Chiaro?
Parola d'ordine: sostenibilità
A prescindere dalla risposta dobbiamo proseguire nella narrazione, perché c’è un altro aspetto importante nello svolgimento della Extreme E, ovvero la logistica. Tutto è stato ovviamente concepito all’insegna della sostenibilità. Così a muovere i team in giro per il mondo ci pensa una nave sola, la St. Helena, particolarmente attenta all’ambiente. Infatti impiega un particolare diesel marino a basso contenuto di zolfo. E le auto? Adesso ci arriviamo,ma sono forse la parte meno interessante del complesso. Perché? Al di là della conformazione estetica, sono pressoché l’una uguale all’altra.
Tutti ad armi pari
Il veicolo sa cui prende forma il campionato Extreme E si chiama Odyssey 21. È lungo poco più di 4 metri, ha una potenza massima di 400 kW (550 Cv) fornita da due motorie lettrici (uno per asse) e pesa 1780 chilogrammi. La vettura passa da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi e può superare pendenze fino al 130 percento. Le batterie da 54 kWh sono realizzate da Williams Advanced Engineering, mentre CBMM - Niobium fornisce i telai, Continental gli pneumatici e Spark Racing Technology altre componenti standardizzate. Nonostante le dimensioni compatte, le vetture di Extreme E hanno un passo di 3 metri di lunghezza.
Oggi guida lei
Chiarito il fatto che questo campionato punta a rendere il mondo un posto migliore è giunto il momento di salire a bordo della vettura marchiata Cupra, nata dalla collaborazione con il tuner tedesco ABT. L’idea di guidare ovviamente ci è passata per la testa, ma il numero di titoli nel nostro palmares non è sufficiente per salire al posto di comando. Così, per questo brevissimo tour sulla sostenibilità in formato motorsport, ci è toccato fare i passeggeri. Da sottolineare che la nostra driver, Jutta Kleinschmidt, vanta un impressionante pedigree nelle corse fuoristrada, tra cui una vittoria assoluta alla Dakar nel 2001. Vittoria che la rende ancora oggi l’unica donna ad aver conquistato il più alto gradino del podio in una delle corse più difficili di sempre. L’abitacolo non è angusto come sulle “normali” auto da corsa, con il cockpit al centro posto tra le due sedute (solitamente c’è un solo sedile). Il display fornisce le informazioni principali circa i due motori elettrici. Ma questa volta le indicazioni riguardavano soltanto un’unità. Si perché la Extreme E che ci ospita non è proprio la stessa che corre nel campionato di cui sopra. Si tratta in realtà di una showcar, che tra le altre cose era priva pure di freno a mano idraulico. Poco male, perché l’unica motorizzazione disponibile era quella che comandava le ruote posteriori... tanto meglio per Jutta.
Sul tappeto volante
All’apparenza sembra tutto molto semplice, dato che non ci sono marce da inserire, ma basta premere il tasto “D” per aprire le danze. Il brevissimo tracciato di Nasser, in Spagna, è un toboga fatto di sali e scendi con un paio di dossi pronti a fare da trampolino alla ABT Cupra XE. Saldati al sedile del passeggero, si avverte la spinta senza soluzione di continuità. C’era da aspettarselo, dopo tutto è elettrica. Meno impetuosa rispetto alle attese, ma siamo solo a quota un motore: quello che lascia basiti è la trazione. Gli pneumatici sviluppati apposta da Continental sembrano digerire al meglio il terreno compatto del circuito spagnolo (chissà cosa sarebbe in altre condizioni di marcia), ma le vere protagoniste sono le sospensioni. Se non fosse una vettura da corsa, verrebbe classificata come un’auto confortevole. Le buche non sembrano essere un problema e neppure in fase di atterraggio avrete l’impressione di colpire il terreno. Tutto appare così morbido e ovattato da rendere quasi rilassanti i traversi di Jutta Kleinschmidt, che ovviamente non si preoccupa del nostro stato di stasi, presa a domare l’elettrica Cupra.
Intervista a Jutta Kleinschmidt
Com’è pilotare una vettura che partecipa al campionato diExtreme E? Come si guida? Le differenza con un mezzo T1 capace di affrontare la Dakar? Basta chiederlo alla diretta interessata, Jutta Kleinschmidt, rappresentante femminile del team ABT Cupra XE.
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Non mi manca il rumore del motore. Posso sentire il rumore del motore elettrico. Penso che agli spettatori forse mancherà, ma dal punto di vista dei piloti, personalmente non lo sento. In realtà è bello avere meno rumore all’interno dell’auto.
I tempi di reazione dei motori elettrici sono più rapidi di quelli di una trasmissione tradizionale. Come hai cambiato il tuo stile di guida passando a Extreme E?
Ogni auto è comunque diversa, quindi devi sempre adattare il tuo stile di guida all’auto. A un certo punto è più facile in quanto non è necessario cambiare marcia, quindi hai sempre potenza quando premi il pedale.
La dinamica di guida di un’auto Extreme E è paragonabile a quella delle vetture T1 che corrono la Dakar?
Di sicuro è molto simile durante la guida. Dato che questa serie è nuova, possiamo ancora lavorare molto sulle impostazioni delle sospensioni che per il momento sono migliori su vetture T1.
Cosa hai provato la prima volta che hai guidato l’auto Extreme E?
Ero molto felice e molto sorpresa che fosse abbastanza simile a quello a cui ero abituata. Il motorsport è sempre stato un campo di sviluppo per le nuove tecnologie ed è fantastico che ora possiamo applicare e sviluppare questo tipo di tecnologia nel motorsport in fuoristrada.