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Elettrico

RS Q e-tron, il mostro del deserto

Siamo saliti a bordo della prima elettrica capace di vincere una tappa alla Dakar. Un prototipo sensazionale che ti lascia senza fiato. Soprattutto quando salta...

Marco Selvetti
Pubblicato il: 02 giu 2022
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Questa storia è dedicata a chi pensa che con un’auto elettrica non si riesca nemmeno ad andare a fare la spesa. A chi soffre di “autonomopatia” (paura cronica di restare senza batteria) e soprattutto a chi crede che con le auto a elettroni non ci si possa divertire e/o gareggiare. Probabilmente nessuna di queste persone lavora in Audi, Casa che negli anni si è distinta per amare le sfide impossibili. Come correre le gare di endurance con un motore turboDiesel, inventarsi la trazione quattro per dominare nei Rally e, infine, buttarsi a correre la Dakar con un’auto elettrica. Che poi, nel deserto non è che ci siano molte colonnine, non è il caso di restare su una duna con le pile scariche. Ma a loro piace così, se non è difficile non è bello. Nasce così il progetto RS Q e-tron.
 

Come nasce la RS Q e-tron

Prima di tutto, però, serve raccontare la storia. Tutto è partito dal classico foglio bianco (mai capito perché non si parte da un foglio sporco…). Ma più del foglio la cosa importante era l’idea: partecipare ad una delle gare tecnicamente più massacranti al mondo percorrendo la strada meno semplice, quella dell’elettrificazione. Un anno di calcoli e simulazioni. Un anno per fare 3 metri. I primi 3 metri che la RS Q e-tron ha percorso. Metri fondamentali, però, per capire se tutti gli oltre 80 sensori, i motori e le centraline fossero in grado di dialogare correttamente senza entrare in conflitto. Nessun control+alt+canc. Si può procedere.

Audi negli anni si è distinta per amare le sfide impossibili. Come correre le gare di endurance con un motore turboDiesel, inventarsi la trazione quattro per dominare nei Rally e, infine, buttarsi a correre la Dakar con un’auto elettrica

Derivazione Formula E

A muovere il mostro del deserto provvedono tre unità elettriche –sviluppate in Formula e– abbinate ad un motore endotermico un due litri turbo benzina che fino al 2020 lavorava nel campionato di DTM e oggi è stato “degradato” al ruolo di generatore (ma chi non vorrebbe un generatore così?), per ricaricare le batterie quando si avvicina la riserva. Ogni asse ha la sua unità elettrica quindi la trazione integrale – vanto di Audi – è garantita. La brigata di motori garantisce una potenza massima di 392 cavalli – valore imposto dal regolamento di gara – e permette uno zero-cento di 4,5 secondi e una velocità massima di 170 km/h a questa astronave da deserto che pesa 2.370 kg carburante fossile a parte.

Passo dopo passo

Definita la tecnica e consapevoli del poco tempo a disposizione per arrivare preparati alla Dakar di quest’anno, i test si sono intensificati in condizioni limite tra gli sterrati del sud della Spagna fino agli indispensabili e massacranti long run in Marocco fondamentali per deliberare il set up delle sospensioni, la resistenza allo stress e la certezza che il sistema batterie + range extender garantisse l’autonomia sufficiente per portare a termine anche le tappe più impegnative.

Correre, per vincere

Al giorno d’oggi nessuno (Audi men che meno) affronta le competizioni con lo spirito di De Coubertin. Qui si corre con la chiara intenzione di vincere o almeno piazzare un sigillo che resti a imperitura memoria. Quindi meglio andare sul sicuro e affidarsi a chi sa già come si fa a vincere la Dakar. Stephane Peterhansel, ad esempio che di Dakar ne ha vinte 14 (6 in moto 8 in auto). Non per niente è stato messo a capo della struttura che gestiva di due “galli”. Carlos Sainz e Mattias Ekström: nomi pesantissimi nel Motosport con lo spagnolo già vincitore di 3 Dakar.

8.099 chilometri dopo…

Questa è la distanza di gara dell’edizione 2022 che è servita allo squadrone di Audi per mettere in bacheca due importanti vittorie di tappa e annesso record: mai prima d’ora una vettura elettrica aveva dominato uno stage su un terreno così ostile. Ora il tema si sposta sul futuro inteso come partecipazione alla prossima avventura Dakariana e l’applicazione della tecnologia sviluppata in gara e applicabile un domani in altre competizioni e sulle vetture di tutti i giorni.

A bordo del mostro

È il momento di indossare la tuta ignifuga per un tour da passeggero a fianco di Emil Bergkvist – navigatore di Ekström e già pilota di rally. Iniziamo dal fatto che già per entrare occorre essere atleti. L’intrico di tubi del rollbar e di tutti i sistemi di navigazione, rendono l’accesso all’abitacolo leggermente complicato. Astenersi passeggeri in sovrappeso, la manovra è un misto di posizioni Yoga, kamasutra e tortura malese. Ma poi sei dentro, e già pensi al fatto che da lì poi dovrai pure uscire. Non c’è tempo, perché le cinture a quattro punti ti incollano al sedile la porta si chiude e la RS Q e-tron inizia a sibilare. Sei li, saldato, mentre Bergkvist gioca un po’ con acceleratore e freno per prendere le misure. Del resto, qui siamo in Sardegna, non nel deserto, e le strade sarde con questa RS Q e-tron sembrano tutte un po’ troppo piccole. Anche perché l’Audi accelera come un jet. Il terreno di prova non è dei più congeniali. Un toboga di curve e brevi rettilinei ben lontani dal ricordare i percorsi della Dakar, ma in grado di mettere in luce fin da subito il comportamento dinamico del prototipo tedesco.

Astenersi passeggeri in sovrappeso, la manovra è un misto di posizioni Yoga, kamasutra e tortura malese. Ma poi sei dentro, e già pensi al fatto che da lì poi dovrai pure uscire.

Materasso da 170 all'ora

Le sospensioni hanno una escursione mostruosa l’auto beccheggia e il trasferimento di carico in accelerazione schiaccia ammortizzatori e gomme arrivando a imprimere un grip straordinario che porta a sgretolare in pochi attimi il tempo che separa una curva dalla successiva; la frenata scarica il retrotreno che con grande maestria di Emil – e sapienti colpi di freno a mano elettroattuato – disegna traiettorie e traversi perfetti. Gasante è dire poco. Ma manca la ciliegina sulla torta che si concretizza in un dosso che affrontiamo a poco più di 100 km/h che ci proietta dieci metri più avanti dal punto di stacco accompagnati dal suono cupo del quattro cilindri benzina DTM che ora, dopo le richieste del pilota, si occupa di ricaricare gli accumulatori prima del prossimo giro di giostra con il fortunato di turno. Breve, troppo perché quando sali su mezzi così non vorresti più scendere. Sufficiente però a farti immaginare cosa questa RS Q e-tron sa fare.

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