Curves - Con la Jeep Avenger in Romania e sulla Transfăgărăşan
Per Jeremy Clarkson era “the best road in the world”. Noi l’abbiamo ripercorsa, scoprendo che anche il “contorno” non è male…
Ricordate cosa dice spesso l’investigatore di turno nei gialli d’autore? “L’assassino torna sempre sul luogo del delitto”. E così anche noi di Top Gear Italia, pur senza aver mai torto un capello a chicchessia, abbiamo deciso di spendere una parte di quest’ultima afosa estate per tornare - coerentemente con una macchina… gialla, la Jeep Avenger - a percorrere una strada che è legata a doppio filo con la nostra testata, ovvero la Transfăgărăşan.
Parola di Clarkson
Già, perché a dare lustro a questo incredibile itinerario, che si snoda in Romania e più precisamente nella zona dei Carpazi, fu proprio il celebre Clarkson. In una memorabile puntata TV di Top Gear del 2009 il buon Jeremy descrisse la Transfăgărăşan come “la migliore strada del mondo”. E forse da quelle parti dovrebbero ergergli un monumento, perché in quell’attimo è riuscito a fare per il territorio più e meglio di quanto avrebbe mai potuto fare il più attrezzato e volenteroso ente per il turismo locale. Il risultato? Per merito suo - o per colpa sua, vedetela come volete - quello che all’epoca era il Paradiso Terrestre della guida, oggi ha, almeno in certi orari, un traffico degno della Genova-Ventimiglia nei giorni di bollino nero dell’esodo estivo.
Rotta verso Est
La Avenger Summit T3 100 CV ha la sua brava dotazione di sistemi di assistenza alla guida, ma nella suite degli ADAS manca ancora il teletrasporto. Sicché, partendo da Alba, in provincia di Cuneo, per arrivare in Romania ci siamo dovuti sciroppare prima di tutto la noiosissima traversata della Pianura Padana. Un simile trasferimento è utile giusto a scoprire che il SUV compatto Jeep se la cava alla grande anche nei panni del maratoneta della corsia di sorpasso. Alle andature autostradali sfodera notevoli doti da passista, con una rumorosità mai eccessiva, tanto che ci si può godere in santa pace la musica trasmessa dall’impianto JBL premium. A completare il quadro relativo al comfort ci sono un molleggio adeguato e sedili ben conformati, che sostengono bene il corpo senza fasciare troppo il busto e le gambe. Per il resto l’abitacolo appaga la vista e tutto sommato anche il tatto. La massiccia plancia è fatta con plastiche dure ma ogni componente è assemblato bene e pare confezionato come si deve.
Su per i monti
In Slovenia ci ha pensato il destino a prevenire il rischio che facessimo una indigestione di autostrada. Con un incidente a bloccare tutto, ci siamo trovati a fare una diversione forzata su spettacolari strade panoramiche, circondate da pinete. Una buona occasione per provare la modalità Sport, che rende le risposte del motore più pronte e lo sterzo più consistente tra le mani, prima di poter tornare sul percorso più veloce, proseguito attraverso l’Ungheria. Da qui si entra in Romania attraverso una frontiera abbastanza pittoresca, con file interminabili di camion e venditori ambulanti che si aggirano tra le auto dei turisti proponendo souvenir improbabili.
Terra di contrasti
La prima immagine che ci si è stampata nella testa una volta arrivati a Timișoara sono stati i suoi contrasti. Qui l’architettura decadente sovietica si mescola a una rete di cavi elettrici che pendono come ragnatele sopra le strade, dando energia a una città più colorata e vivace del previsto. Quanto ai luoghi che possono sorprendere, è però difficile battere la località scelta per la nostra successiva tappa di questo giro della Romania, ovvero Baia Mare. Cosa abbia di strano è presto detto: la cittadina non sorge su alcuna baia e dista dal mare circa 700 km… Di buono c’è almeno il fatto che ho un suo fascino e per raggiungerla si passa per pianure infinite che ispirano un senso di libertà totale.
Pronta a tutto
Di tutt’altro genere è invece la strada che porta quindi verso Cluj-Napoca, sulla quale scopriamo invece quanto possa far comodo a certe latitudini un SUV con un’altezza decente da terra e un driving mode per il fuoristrada leggero. Al nostro passaggio abbiamo infatti trovato gli operai intenti a rifare un tratto del manto stradale. Dopo qualche chilometro con un fondo nero e levigato come quello dell’Autodromo di Monza, ce ne sono toccati circa sei che sarebbero stati perfetti per una tappa dakariana.
Tra le cose incontrate nel nostro procedere a zonzo per le lande romene merita una citazione Cetatea Rupea, una imponente fortezza che si erge su una collina, ben visibile anche da lontano. La sua costruzione ci ricorda le ambientazioni de "Il Signore degli Anelli", con mura che offrono una vista panoramica a 360°. Da non perdere poi, allungando un po’ il giro, anche la cittadina turistica e ben tenuta di Brașov e, soprattutto, il suggestivo castello di Bran, indicato dalle guide come castello di Dracula.
Una scorpacciata di curve
Da lì manca giusto in centinaio di chilometri per arrivare al punto di partenza meridionale della Transfăgărăşan. Se il primo tratto non regala grandi emozioni, dopo Căpățânenii Ungureni la strada inizia a farsi più sinuosa. Prima che le curve incalzino in rapida sequenza, portando a fiancheggiare il lago Vidraru, ci si può fermare alla Fortezza di Poenari, il castello di Vlad l’Impalatore. Secondo altre scuole di pensiero sarebbe questo il “vero” castello di Dracula. La fortezza si erge come una sentinella sopra la valle e per raggiungerla si devono affrontare 1.480 gradini. Roba da ritrovarsi con la lingua sotto la suola, ma ne vale assolutamente la pena. Superato il bacino si torna pian piano a salire, sempre attorniati da una fitta boscaglia. Ciascuno è chiaramente libero di concedersi soste dove meglio crede a lato della strada, ma è bene tenere presente che una buona parte degli 8.000 orsi che pare popolino la Romania vive proprio da queste parti.
Incontrarne qualche esemplare ai lati della Transfăgărăşan non è affatto improbabile, anche perché non mancano i turisti che attirano i plantigradi con del cibo. Un motivo in più per evitare di affrontare a ritmo troppo brillante le curve cieche: dietro la svolta potrebbe esserci di tutto, senza contare il fondo stradale spesso malmesso. Qui c’è tuttavia spazio per apprezzare il tiro del motore T3 1.2 Turbo, che spinge con vivacità anche ben sotto la soglia dei 2.000 giri. A dargli una mano a esprimersi al meglio è anche un cambio manuale dalla corsa lunghetta ma dagli innesti precisi.
Una volta che la vegetazione si dirada, la cima si avvicina e, superata la galleria che porta sul versante Nord, ci si trova davanti un’infinità di variopinte bancarelle che fiancheggiano la strada a poca distanza dal lago di Bâlea, uno specchio d'acqua cristallina che attira tanti turisti. È da poco più avanti che si ammira la vista più celebre della Transfăgărăşan, con una conca nella quale si snoda una serie di tornanti che sembrano non finire mai. La discesa verso valle è da questa parte più corta della salita che ha portato in quota, ma le pendenze e i continui interventi sul pedale non arrivano comunque a mettere in crisi i freni, sempre puntuali nel loro lavoro. Giusto il tempo di ammirare la cascata di Bâlea, con l’acqua che compie un salto di una sessantina di metri, e ci si ritrova a valle, con tanta voglia di fare dietrofront e rituffarsi nella Transfăgărășan, consapevoli di aver vissuto un’esperienza unica, in cui la strada e la natura si fondono in un abbraccio perfetto. Non è solo guida, ma un'avventura che ti resta dentro.
Top Gear
Italia Newsletter
Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter. Riceverai tutte le nuove notizie nella tua casella di posta.
Ricevi tutte le ultime notizie, recensioni ed esclusive direttamente nella tua casella di posta.
La Transfăgărăşan sotto la lente
La Transfăgărăşan è stata costruita per volere del dittatore Nicolae Ceaușescu tra il 1970 e il 1974, per permettere alle truppe romene di attraversare i Carpazi rapidamente in caso di un’invasione sovietica. Nota anche come la Follia di Ceaușescu, deve il suo nome al fatto che attraversa i monti Făgăraş. A farlo letteralmente, nei pressi della sommità, è il tunnel di Bâlea, lungo 884 metri.
A proposito di lunghezza, più controversa è l’indicazione relativa all’intera Transfăgărăşan. Nell’interpretazione più comune la Transfăgărăşan - identificata come DN7C - si sviluppa per circa 120 km. Per chi proviene dalla strada nazionale principale (DN1, Sibiu - Braşov), parte infatti a Nord dal villaggio di Cârţişoara e termina a Sud nella città di Căpățânenii, nella contea di Argeş. In pratica collega la Transilvania alla Valacchia ma noi, che non amiamo mai fare le cose come tutti gli altri, l’abbiamo percorsa in senso opposto. E, paesaggisticamente parlando, la scelta ha il suo senso.
L’altitudine massima che si raggiunge percorrendo la Transfăgărăşan è di ben 2.042 metri. Con le copiose nevicate che si verificano nella zona, la strada è percorribile in pratica soltanto pochi mesi all’anno, indicativamente da giugno a novembre. Per il resto dell’anno c’è comunque qualcosa da fare trovandosi in zona: da Nord si arriva comunque fino la cascata di Bâlea e da lì si può prendere una ovovia che porta fino al lago di Bâlea.
Numeri romeni
Ecco la mappa della spettacolare Transfăgărăşan, destinazione del nostro viaggio dall’Italia verso la Romania e ritorno. Nell’intero itinerario, con la “nostra” Jeep Avenger abbiamo percorso complessivamente 4.877 km. Il consumo medio finale calcolato dal computer di bordo della vettura è stato di 16,9 km/l.
Foto: Riccardo Ruatasio e Edoardo Pistone
Leggi anche: La prova della Jeep Avenger: dati, foto, impressioni di guida e prezzo