ErreErre Fuoriserie ForGiotto: l’omaggio moderno al genio di Giotto Bizzarrini
ErreErre Fuoriserie ForGiotto trasforma un’idea di Bizzarrini in un’auto reale: design artigianale, meccanica storica e un’aerodinamica dal carattere unico.
ErreErre Fuoriserie presenta un progetto che va oltre la semplice reinterpretazione stilistica: ForGiotto è un tributo autentico a un pensiero rimasto sospeso, a un’intuizione che Giotto Bizzarrini non riuscì mai a trasformare in metallo. Non un restomod, non un retromod, ma ciò che la casa torinese definisce RetroVision: un dialogo immaginario tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere.
Certi sogni sembrano destinati a non svanire. Cambiano forma, si arricchiscono di dettagli, tornano a bussare alla porta finché qualcuno non decide di dar loro spazio. È questa la scintilla che ha portato alla creazione della ForGiotto: la volontà di raccontare una storia rimasta incompleta e di restituire dignità a un protagonista dell’ingegneria automobilistica che ha lasciato un segno profondo, spesso non riconosciuto come meritava. Giotto Bizzarrini è stato questo: un visionario ostinato, capace di far convivere rigore tecnico e coraggio progettuale.
Le radici della ForGiotto affondano in una stagione irripetibile. Dopo l’addio alla Ferrari, Bizzarrini lavora alla 250 GT Breadvan per la Scuderia Serenissima, concepita per rendere l’aria un alleato sul rettilineo di Hunaudières. Parallelamente, collabora allo sviluppo del V12 che Lamborghini utilizzerà sulla 350 GT e avvia il legame con Renzo Rivolta, da cui nascono le Iso Grifo A3/L e A3/C, quest’ultima la sua vera prediletta. Con la 5300 GT Strada del 1965, Bizzarrini firma l’evoluzione naturale di questa genealogia tecnica.
Il filo conduttore è sempre lo stesso: ridurre la resistenza, domare l’aria, trasformare l’aerodinamica in una forma di poesia applicata alla velocità. È il principio che dà vita alla filosofia breadvan, nata in Francia negli anni Sessanta per descrivere quelle vetture da corsa con la coda tronca e allungata, figlie degli studi di Wunibald Kamm. Un approccio che, all’epoca, non serviva a generare deportanza, termine ancora lontano, ma a contrastare la tendenza delle auto a sollevarsi alle alte velocità. L’alzarsi della coda, infatti, permetteva di ridurre la spinta verso l’alto, rendendo la vettura più stabile.
Il cuore della FORGIOTTO: l'eredità di Bizzarrini
Dietro questa rinascita c’è la volontà di dare forma a un’idea che Bizzarrini confidò a Fabrizio Rossini, allora giovane designer deciso a imparare da lui a tutti i costi. Rossini lo raggiunge, insiste, vive per mesi davanti alla sua casa in roulotte, finché l’ingegnere non lo accoglie nella sua officina-laboratorio. Da quell’esperienza nasce una conoscenza organica dell’auto: non solo stilistica, ma progettuale, costruttiva, funzionale.
In quegli anni, Bizzarrini immaginò una possibile evoluzione della A3/C con un’applicazione radicale del concetto breadvan, un progetto rimasto nel cassetto per mancanza di fondi e tempo. Quel sogno è la pietra fondante della ForGiotto. Rossini oggi è un professionista affermato, ma conserva intatto lo spirito di quegli insegnamenti: osare, sbagliare, ricominciare.
ForGiotto nasce così: come un omaggio rispettoso ma libero, sviluppato in collaborazione con Iso Restorations, custode del patrimonio tecnico Iso Rivolta. La base è proprio quella che Bizzarrini avrebbe voluto trasformare: la Iso A3/C, ricostruita utilizzando telai e componenti originali ancora disponibili oppure con parti aggiornate per chi desidera un esemplare ex novo.
La carrozzeria, completamente in alluminio battuto a mano, custodisce l’immancabile V8 Chevrolet “small block” 327 da 5.358 cc, cuore delle creazioni del Maestro. La potenza varia da 300 a oltre 400 CV, gestita da un cambio Borg-Warner a quattro rapporti. Con circa 1.200 kg di peso e un’aerodinamica filante, la ForGiotto supera i 250 km/h, mantenendo l’anima ruvida della sua epoca. Le proporzioni sono fedeli al linguaggio originario: 4.369 mm di lunghezza, 1.730 mm di larghezza, 1.110 mm di altezza e passo di 2.450 mm.
Gli esterni sono scolpiti da una linea fluida e affusolata. Il frontale accoglie una presa d’aria funzionale al grande radiatore, mentre la fiancata è segnata da un profilo elegante interrotto dalla presa laterale che evacua l’aria calda. La coda tronca, firma del progetto, integra i due classici fari rotondi e un’uscita dei gas disegnata per completare il flusso aerodinamico. I render di Mattia Orza ne mostrano la pulizia formale e il rigore progettuale.
Gli interni, essenziali e raffinati, richiamano l’ambiente corsaiolo caro a Bizzarrini: volante in legno, strumentazione analogica, plancia in alluminio, comandi semplici e funzionali. Il vano posteriore, personalizzabile, può essere lasciato in alluminio spazzolato o rivestito in pelle o Alcantara®, con finiture in legno o cromate. L’abbinamento scelto per il primo modello, con interni in cuoio, racconta un’eleganza senza tempo.
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ErreErre Fuoriserie produce ogni esemplare secondo logiche sartoriali, rispettando tempi, rituali e gesti dell’artigianato più puro. La livrea “Azzurro Nuvola” esprime la volontà di creare un tratto distintivo per tutti i modelli della maison torinese. Le prime consegne arriveranno dopo agosto 2026, con un prezzo di partenza di 690.000 euro più IVA, inclusa la A3/C fornita da Iso Restorations.
L’atelier nasce nel 2021 da Gianluca e Luca Rubatto insieme a Fabrizio Rossini, con l’obiettivo di custodire un modo italiano di costruire automobili: unire l’arte del carrozziere alle tecnologie contemporanee, dare voce ai capolavori del passato reinterpretandoli con rispetto e audacia. Da questo approccio nascono la Giulia Classic e la biposto Alleggerita, progetti che rielaborano il mito della Tipo 105 in chiave moderna, mantenendo intatta la struttura della Giulia Quadrifoglio da cui derivano.
Iso Restorations, storico custode del mondo Iso e Bizzarrini, completa il mosaico. Guidata da Roberto Negri, ex Iso Rivolta, conserva telai, disegni originali, vernici, attrezzature e componenti autentici. Può ricostruire da zero la leggendaria A3/C con numeri di telaio ufficiali Iso, preservando fedelmente materiali, tecniche e proporzioni.
Il progetto ForGiotto si inserisce nel contesto della automotive valley torinese, ecosistema di competenze che continua a rappresentare un patrimonio nazionale: design, ingegneria, prototipazione, produzione artigianale. Un distretto che non vive di grandi numeri ma di idee, intuizioni, talento. Esattamente il terreno su cui poteva nascere un progetto come questo.
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