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Recensione film Ferrari: tanta azione ma al Commedatore manca qualcosa

Le scene di gara sono incredibilmente belle. Ci sono però momenti della vita di Enzo trattati in maniera superficiale

Top Gear Team
Pubblicato il: 10 set 2023
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A differenza della maggior parte dei film sugli sport motoristici, il film biografico Ferrari di Michael Mann è un ritratto cupo e personale di Enzo Ferrari (Adam Driver) in un momento tumultuoso per l'uomo, per la sua azienda di famiglia e per le corse automobilistiche in generale.

Una situazione intricata

L'anno è il 1957 e la Ferrari è in gravi difficoltà finanziarie, anche se non così profonde come la sua vicina modenese Maserati. Eppure, la Maserati batte ancora la Ferrari in pista, la moglie di Enzo, Laura (Penélope Cruz), ha molti dei beni dell’azienda intestati a suo nome e il loro unico figlio Dino è morto l’anno precedente. Tra l'altro Enzo sta anche tentando di mantenere una seconda famiglia segreta con la sua amante Lina Lardi (interpretata da Shailene Woodley) e il figlio Piero, che Enzo deve ancora riconoscere pubblicamente.

Un buon inizio

La rappresentazione di Mann ha inizi promettenti. Dopo aver smesso di seguire in prima personale le corse, Enzo spinge la sua modesta Peugeot 403 fuori dal vialetto di casa Lardi per evitare di svegliare la sua seconda famiglia preferita. Poco dopo il team Ferrari assiste con disagio a una funzione religiosa mentre è costretto ad ascoltare la Maserati che batte il record sul giro presso il vicino Autodromo di Modena. In questo momento Mann riassume perfettamente l'importanza delle corse automobilistiche in Italia.

Le prime lacune

Sfortunatamente, il film non prende mai veramente il via da lì. Con la storia adattata dall'eccellente libro di Brock Yates Enzo Ferrari: The Man and the Machine, siamo consapevoli di ciò verso cui si sta precipitando la narrazione. Eppure quando arriva la Mille Miglia del 1957 abbiamo passato troppo tempo a concentrarci su un matrimonio fallito – con le donne nel film relegate allo status di “altro insignificante” – e non abbiamo la giusta idea di chi sia veramente l'Enzo di Driver.

In guerra contro tutti

Ha combattuto con Laura praticamente su tutto: l'infedeltà, il controllo dell'azienda, la sua capacità di negoziare un accordo con Gianni Agnelli (Tommaso Basili) o l'invisibile Henry Ford. Ha combattuto con la stampa perché lo incolpa della morte di Eugenio Castellotti, che appare sullo schermo in modo sgradevole, con un'immagine generata dal computer. E ha combattuto con i suoi stessi piloti per quella che percepisce come una mancanza di impegno o coraggio. Eppure Driver – che è chiaramente troppo giovane per interpretare una Ferrari di quasi 60 anni – non ci dà la sensazione che il suo personaggio sia profondamente toccato da nessuno di questi conflitti. La maggior parte delle emozioni è come velata e c'è solo un accenno di pathos mentre parla alla tomba di Dino con in testa i fantasmi di suo padre e suo fratello. Questo è un film senza molto amore e con molte perdite, ma i momenti davvero chiave non colpiscono abbastanza forte.

Un'ulteriore conferma

Ciò è perfettamente esemplificato dall’incidente mortale di Alfonso De Portago (Gabriel Leone) alla Mille Miglia – il culmine dell’intera trama. È doloroso, anche se è successo 66 anni fa. A differenza della morte di Castellotti in stile fumetto, il destino di De Portago è visivamente straziante. Ma ancora una volta Mann sembra superare la tristezza e le dirette conseguenze dei tragici fatti in modo sbrigativo per passare alla scena successiva. Forse questo aveva lo scopo di mostrare la distanza di Enzo dai suoi pilotti e la freddezza nei loro confronti, ma non possiamo fare a meno di pensare che al film manchi un po' di personalità.

Che brividi su strada!

Tuttavia, l'azione reale prima dell'incidente è eccellente. È chiaramente molto complicato trasferire la guida su pellicola (il pensiero va a Fast & Furious, Ford vs Ferrari e Gran Turismo con le fantomatiche marce extra per i sorpassi), ma Mann ci regala alcune splendide riprese della Ferrari 315 S e delle sue concorrenti con una fantastica colonna sonora V12. Al punto che si vorrebbe ancor più azione rétro della Mille Miglia nel film. Inoltre non sembra azzeccata la scelta di mettere Ben Collins nei panni di Stirling Moss. Peraltro lo sceneggiatore Troy Kennedy Martin è anche riuscito a infilare nella pellicola un paio di cliché tra cui "vinci domenica, vendi lunedì" e la classica teoria di Enzo secondo cui i buoi devono tirare il carro.

Tiriamo le somme

La storia di Enzo ha in sé sicuramente già abbastanza da dire per dare un senso a un adattamento sul grande schermo e vale la pena andare a vedere Ferrari perché fa cultura e si impara molto su una figura importante. Tuttavia, non c'è molto per chi guarda lo sport motoristico con occhi sognanti. Nessuna storia di sfavoriti che arrivano al successo e nemmeno alcun reale riconoscimento per un Enzo capace di passare dalle stalle alle stelle. In effetti, non ci sono molti momenti di luce nella pesante sceneggiatura e, nonostante sia un ritratto personale della Ferrari, non si riesce a cogliere pienamente il senso dell'uomo.

Ferrari uscirà nei cinema italiani il 30 novembre.

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