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M3 CSL: l’ultima vera BMW M è ancora un’icona?

La BMW M3 CSL è ancora un riferimento tra le sportive pure? Una prova su strada per capire se conserva intatto il suo fascino e il suo carattere.

Testo di Ollie Kew tradotto e riadattato da Marco Lasala
Pubblicato il: 25 lug 2025
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Certe auto non si guidano, si inseguono per anni. Nel mio caso, la BMW M3 CSL è stata un’ossessione lunga oltre due decenni, accesa da un vecchio servizio televisivo in cui ruggiva libera tra le curve dell’Isola di Man. A 12 anni, quel suono di aspirazione tagliente come una lama e quel profilo scolpito mi fecero capire che alcune macchine sono molto più di semplici mezzi: sono esperienze. E ora, finalmente, è arrivato il momento di incontrarla davvero.

Il cielo su Exmoor è basso e pesante. La pioggia sferza l’asfalto mentre il camion si ferma, portando con sé un esemplare rarissimo di BMW M3 CSL: solo 1.383 unità prodotte, oggi custodite come reliquie. Il trasportatore stesso stenta a crederci: "Vuole proprio questa? Con le gomme quasi lisce? In questo tempo?"

Mentre il muso della CSL scende dalla pedana, ciò che colpisce non è la sua aggressività, ma la discrezione. Il tempo l’ha resa più elegante che minacciosa. Il carbonio sul tetto, i cerchi a Y e lo spoiler integrato parlano agli intenditori. Niente esagerazioni, solo dettagli che raccontano un’epoca irripetibile della storia BMW.

BMW M3 CSL, cambio SMG 

Al volante, le sensazioni sono immediate. Nonostante i 355 cavalli possano sembrare pochi nel 2025, la leggerezza e la risposta meccanica della CSL trasformano ogni curva in un dialogo diretto tra uomo e macchina. Nessun filtro, nessuna mediazione. Solo grip, precisione e quel cambio SMG che obbliga a modulare l’acceleratore con rispetto, quasi con gratitudine. È grezzo, sì, ma è autentico. Oggi molti scelgono di sostituirlo con un manuale, ma così si perderebbe una parte fondamentale della sua anima.

La CSL segna il passaggio dalla vecchia scuola alla nuova generazione delle M configurabili, piene di modalità, bottoni e logiche elettroniche. Qui, invece, si guida sul serio. La rigidità del telaio, un tempo estrema, oggi lascia spazio a un po’ di rollio. Ma è proprio in questo che risiede il fascino: è viva, imperfetta, vera. E stretta. Stretta come un’auto moderna non osa più essere.

Sulle strade bagnate del Somerset, le Michelin Pilot Sport Cup 2 montate oggi mantengono il filo conduttore con la gommatura quasi slick dell’originale. Serve cautela, ma anche questo fa parte del pacchetto. Non è una sportiva qualsiasi: è una delle ultime ad avere un’anima meccanica e a chiederne una in cambio.

Nel 2003 era una fuoriserie da strada. Oggi, è diventata una leggenda da custodire. E anche se il prezzo di mercato è ormai un concetto astratto, la vera ricompensa è guidarla. Non per far vedere che ce l’hai, ma per sentire che ti manca quando scendi.

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