
Nissan GT-R R35: l’ultimo ruggito di Godzilla a Tokyo
Un saluto finale alla leggendaria Nissan GT-R R35 nella sua Tokyo, un viaggio tra mito, ingegneria e cultura JDM che ridefinì l’idea di supercar globale.
La creatura che per quasi due decenni ha terrorizzato le supercar di ogni latitudine si congeda proprio dove tutto ebbe inizio: Tokyo. La Nissan GT-R R35, fin dal 2007 soprannominata “Godzilla”, lascia le sue strade natali con un ultimo, fragoroso risveglio dai garage di Yokohama per affrontare di nuovo l’Hakone Turnpike, terreno di caccia preferito.
Arrivata sul mercato come coupé da poco più di 50 mila sterline, la Nissan GT-R demolì subito ogni gerarchia: quattro posti, trazione integrale, un V6 biturbo capace di bruciare il cronometro e, soprattutto, la pretesa di essere un riferimento e non una semplice alternativa alle solite tedesche o italiane. L’allora responsabile del progetto, Kazutoshi Mizuno, parlò di “nuova specie di supercar, senza rivali dichiarati”.
Al volante ci si attacca ai comandi con lo stesso timore reverenziale riservato a un robot gigante di anime: la potenza, 562 CV nella versione T-Spec, arriva brutale ma resta imbrigliata da un’elettronica raffinata che lascia spazio al pilota solo quando la sua sensibilità è all’altezza.
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L’impatto culturale fu immediato. Per la prima volta un costruttore nipponico affrontava a testa alta il Nurburgring, trasformando l’orgoglio JDM in un argomento da bar mondiale. Piloti come Tetsuya Yamano raccontano ancora con emozione quanto la GT-R abbia elevato il blasone giapponese, costringendo rivali di Stoccarda o Maranello a riscrivere strategie e tempi sul giro.
Nissan GT-R, l'ultima vera sportiva giapponese

Estetica spigolosa quasi brutale, ma affinata in galleria del vento; abitacolo da grand tourer, eppure regolazioni sospensive da vera pista; un sistema di controllo che sembra un videogioco, ma richiede coraggio e tecnica reali. È proprio in questa dicotomia che la R35 ha conquistato una comunità di preparatori: da Tokyo a Gloucestershire, officine come Litchfield Motors hanno trasformato la GT-R in tela bianca per sogni da mille cavalli.
Nel tempo, Nissan ha aggiornato silenziosamente software, assetto e motore, mantenendo intatto il DNA originario. Anche quando il panorama si è riempito di ibride ultracomplesse o hyper-EV da salotto, lo “strumento” giapponese è rimasto fedele a una filosofia di partecipazione totale del guidatore.
Oggi, con la Casa madre impegnata in un nuovo piano di sopravvivenza industriale, il futuro di Godzilla è avvolto nella nebbia. Il concept Hyper Force del 2023, un mostro elettrico da 1.341 CV, dorme in frigorifero così come la prossima generazione di GT-R, ammesso che esista. Hiroshi Tamura, product planner storico del modello, lo spiega senza rimpianti: il vero compito non è scegliere il motore di domani, ma definire ancora una volta cosa significhi emozionare un appassionato attraverso un volante.

Ed è tutto qui il lascito dell’R35: non il numero di record polverizzati, bensì l’idea che un’auto possa essere strumento, estensione e specchio delle ambizioni di chi la guida.
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