
Renault Clio V6: l’icona sportiva che ha stregato una generazione
La Renault Clio V6 è una delle sportive compatte più iconiche di sempre. Un viaggio tra tecnica, emozioni e storia di un modello che ha fatto innamorare intere generazioni.
Il legame tra Peter Rawlins, protagonista di questa storia, e la Renault Clio nasce nel 2011, quando da neopatentato acquista una Clio 1.2 16V del 2005 in versione “Extreme”. Ha solo 17 anni, ma una passione autentica per le auto che lo porterà, pochi anni dopo, a compiere un salto ambizioso: nel 2014, da studente universitario, riesce a comprare una RenaultSport Clio 182 “Full Fat”, sempre del 2005. Un momento che segna una svolta personale, un sogno che diventa realtà.
Quella Clio 182 rimarrà con lui per otto anni, prima che impegni e cambiamenti di vita lo spingano a separarsene nel 2022. Da allora, nessuna vettura è riuscita davvero a sostituirla, ma un pensiero lo accompagna spesso: qual è la Clio definitiva per un vero appassionato?
Dalle corse alla strada: l’origine della Renault Clio V6

Tutto comincia alla fine degli anni Novanta, quando Renault dà vita alla Clio V6 Trophy, un campionato monomarca pensato per promuovere la nuova gamma Clio. È però al Salone di Parigi del 1998 che arriva il colpo di scena: Renault presenta un prototipo stradale ispirato alla versione da gara. L’entusiasmo è tale che il progetto passa alla fase produttiva, affidata a Tom Walkinshaw Racing (TWR). Così nasce la Clio V6 Phase 1.
Più lunga di 38 mm e più larga di 171 mm rispetto alla Clio standard, la V6 presenta carreggiate allargate (110 mm davanti e 138 mm dietro), sospensioni dedicate e una nuova struttura posteriore. I sedili posteriori e il bagagliaio lasciano il posto a un V6 da 3.0 litri montato centralmente, in grado di erogare 227 CV alle sole ruote posteriori. Tra il 2001 e il 2002 ne vengono prodotte appena 1.631 unità, ma la loro reputazione cresce in fretta – spesso per la loro imprevedibilità su strada: secondo le voci, molte finirono rovinosamente fuori carreggiata.
Per la Phase 2, Renault decide di intervenire con una serie di aggiornamenti sostanziali. Il design si uniforma al restyling della gamma Clio, ma le modifiche tecniche sono significative: il V6 sale a 252 CV, il passo viene allungato di 33 mm, la carreggiata anteriore cresce di 23 mm, le sospensioni vengono riviste e il telaio irrigidito. Il risultato è una sportiva ancora più estrema nel look, ma con una guida meno selvaggia e più gestibile.
Un’esperienza di guida tra analogico e adrenalina

Il test drive avviene in una giornata tutt’altro che ideale, tra pioggia e asfalto viscido. L’abitacolo è fedele allo stile delle Clio dei primi anni Duemila: volante grande, posizione di guida alta, comandi semplici. Ma al primo giro di chiave, tutto cambia.
All’inizio, la guida richiede un po’ di adattamento: lo sterzo è pesante, il raggio di sterzata ampio, i parafanghi larghi impongono attenzione. Eppure, sorprende per la sua natura analogica e sincera: l’erogazione è fluida, il comfort più che accettabile e il sound – inizialmente discreto – si fa coinvolgente con l’aumentare dei giri.
La Clio V6 non è fatta per essere guidata al limite, specie su fondi bagnati. Il suo peso si fa sentire, e la confidenza nelle curve veloci non è immediata. Ma quando si trova il ritmo giusto, sfiorando l’80% del potenziale, restituisce emozioni rare, autentiche. E portarla a casa in un pezzo solo è già un successo.
Dopo 13 anni di attesa, il Peter Rawlins riesce finalmente a mettersi al volante della Clio V6, un'auto che rappresenta l’apice di una passione coltivata nel tempo. Una sportiva fuori dagli schemi, carismatica, imperfetta ma affascinante. E che, ancora oggi, sa far battere il cuore a chi ama davvero le auto.
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