Spyker torna a costruire supercar artigianali

Dopo anni di silenzio, fallimenti e tentativi di rilancio, Spyker torna ufficialmente in pista. Lo storico costruttore olandese di supercar artigianali ha annunciato di aver recuperato tutti i diritti di proprietà intellettuale, ponendo fine a una lunga disputa legale e spianando la strada a una nuova era produttiva.

Fondata alla fine dell’Ottocento dai fratelli Spyker come officina di carrozze nei Paesi Bassi, l’azienda divenne celebre anche per la costruzione di aerei durante la Prima guerra mondiale. Quel legame con l’aviazione ha da sempre ispirato le linee e i dettagli delle sue auto, capaci di coniugare design ricercato e meccanica raffinata.

Il ritorno di Spyker: artigianalità, motori e interni da jet privato

Il fondatore Victor R. Muller ha confermato di aver raggiunto un accordo che restituisce al marchio tutti i suoi asset strategici. “Dopo anni di sfide, siamo pronti al decollo”, ha dichiarato l’azienda, richiamando il motto che accompagna Spyker dal 2000: “For the tenacious, no road is impassable”.

Dalla rinascita del 1999, Spyker ha dato vita a modelli ormai iconici come la C8 con motore Audi V8, e ai prototipi C12 e D12 Peking to Paris, rimasti simboli di un lusso artigianale mai del tutto scomparso. Ora l’obiettivo è tornare a produrre supercar costruite a mano, con abitacoli curati come opere di alta oreficeria e l’inconfondibile stile aeronautico che da sempre distingue la casa olandese.

Il marchio promette di rivelare presto i piani industriali e i nuovi modelli, confermando la volontà di riportare in vita uno dei nomi più affascinanti e tenaci della storia automobilistica europea.

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