La grande fuga di Ghosn
Arrestato con l'accusa di frode fiscale, è fuggito dal Giappone in una cassa per gli strumenti musicali. Un documentario della BBC ha raccontato tutta la sua storia e la rocambolesca vicenda.
Per vent’anni Carlos Ghosn, il boss dell’Alleanza Renault-Nissan, ha regnato sull’universo dell’auto. Era famosissimo. In Giappone la sua faccia svettava persino sui bento box e sui fumetti manga. Aveva case a Parigi, Amsterdam, Rio, in Libano e a Tokyo e aveva uno stipendio di 13 milioni di euro all’anno. A un certo punto, però, tutto è crollato. Nel modo più spettacolare possibile. Arrestato per frode fiscale, ha passato 13 mesi dentro e fuori dal Kosuge, una delle più famigerate carceri giapponesi. Poi la sua storia si è fatta rocambolesca, quando Ghosn è sfuggito agli arresti domiciliari ed è scappato in maniera audace. Da superstar mondiale si è trasformato nel fuggitivo più celebre del mondo.
Un colpo di scena inatteso
Tutto è iniziato nel novembre 2019, quando il 65enne ha lasciato la sua abitazione in Libano ed è volato aTokyo con il jet privato della Nissan per alcuni meeting. Ghosn ha fatto questo tragitto più di 600 volte ma quell’ultima volta si è rivelata molto diversa dalle altre. Quando è arrivato all’aeroporto di Tokyo gli hanno detto che c’era un problema con il suo visto. È stato portato in una stanza dell’ufficio del procuratore diTokyo ad aspettare. Gli hanno detto che era in arresto per “problemi relativi al suo compenso”. È stato uno shock. Quella sera aveva programmato di andare a mangiare il sushi con sua figlia in uno dei migliori ristoranti di Tokyo. E invece ha passato la notte in prigione...
Il libano-brasiliano Carlos Ghosn era stato l’uomo immagine dell’automobilismo. Negli anni Novanta la Nissan si era ritrovata con miliardi di debiti. Poi si è unita alla Renault. Come parte dell’accordo Ghosn, allora il numero due alla Renault, è stato incaricato di risolvere il problema. Ha migliorato i prodotti della Casa, cambiato la cultura lavorativa e licenziato più di 20 mila impiegati in tutto il mondo. Un anno dopo la fusione con la Renault, Ghosn aveva ridotto drasticamente i debiti della Nissan portandola quasi all’attivo. Quando è stato arrestato il fatturato della Renault/Nissan/Mitsubishi Alliance era di 200 miliardi di dollari.
Ghosn ha raccontato alla BBC che quando lo hanno incarcerato si aspettava che la Nissan inviasse un plotone di avvocati per liberarlo. E invece non è arrivato nessuno. Hanno detto che aveva usato scorrettamente i fondi dell’azienda e che aveva mentito sul suo stipendio, dichiarando una cifra inferiore. Due accuse che Ghosn nega. La stampa si è divisa tra chi non riusciva a credere a quello che stava succedendo e chi lo dipingeva come il boss per eccellenza avido di denaro e di potere.
Oltre 100 giorni in galera
Ghosn è stato rilasciato su cauzione dopo più di 100 giorni di prigionia, durante i quali si è convinto di essere vittima di una cospirazione tra i vertici Nissan e il governo legata ai timori della Casa di essere assorbita dalla Renault, proprietà del governo francese. Poi è stato arrestato nuovamente, accusato di altri crimini finanziari e rilasciato di nuovo su cauzione (fissata a 13milioni di dollari). I suoi avvocati gli hanno detto che ci volevano anni per uscire dai processi legali in cui era coinvolto. Dopo la seconda cauzione gli hanno detto anche che non poteva avere nessun contatto con sua moglie. Anche una sola telefonata o email lo avrebbe fatto finire in carcere e gli sarebbe costata altri 13milioni di dollari di cauzione. Ha iniziato a temere che sarebbe morto da solo in Giappone.
L'idea della fuga
È allora che ha cominciato a valutare altre possibilità. Un amico gli ha chiesto se aveva mai considerato l’opzione di fuggire dal Giappone: qui è iniziato un nuovo capitolo della vita di Carlos Ghosn... Ghosn era convinto che il suo telefono fosse controllato e anche che i suoi follower facessero stalking nei suoi confronti, o che qualcuno della Nissan lo seguisse per controllare che non violasse i termini della cauzione. La sua prima difficoltà quindi è stata comunicare in maniera sicura e segreta. Così si è comprato un telefono schermato con cui ha iniziato a pianificare la sua fuga. Tra gli altri ha contattato Michael Taylor, un ex berretto verde. Taylor e il suo team hanno dovuto innanzitutto studiare le misure di sicurezza relative a Ghosn per cercare eventuali punti deboli da sfruttare. Due informazioni in particolare erano cruciali: Ghosn non indossava il braccialetto per gli arresti domiciliari e quindi poteva muoversi liberamente senza essere tracciato. La seconda era che aveva il permesso di lasciare il suo appartamento per la notte senza dover rendere conto a nessuno. Il che significava che avevano a disposizione 24 ore prima che le autorità si accorgessero della scomparsa di Ghosn.
Un piano ben architettato
L’unica opzione secondo il team di Taylor era noleggiare un jet privato e far finta di essere un gruppo rock in tour. Per quanto sembrasse assurdo era un piano di fuga perfetto. Anche perché potevano viaggiare con quelle grandi casse per gli strumenti musicali, nelle quali ci sta anche una persona. Il gruppo avrebbe viaggiato nel suo jet privato fino a un aeroporto tranquillo (Osaka) e da lì sarebbero andati a prendere Ghosn. Il mattino del 29 dicembre 2019 Ghosn è stato avvertito che il piano era partito. Taylor ha detto a Ghosn di indossare jeans e scarpe da tennis. Un’immagine delle telecamere a circuito chiuso lo mostra mentre lascia il suo appartamento con occhiali scuri,u n cappellino da baseball e una mascherina in faccia. Il gruppo ha incontrato Ghosn al Grand Hyatt diTokyo. Hanno preso un taxi fino in stazione e poi da lì un treno fino a Osaka. Taylor aveva prenotato una camera in un albergo nei pressi dell’aeroporto di Osaka, dove il gruppo aveva lasciato le casse degli strumenti musicali. Una di queste aveva buchi sul fondo, per far passare l’aria. Ghosn si è infilato nella cassa ed è stato coperto con un lenzuolo. Poi il gruppo si è diretto verso l’aeroporto. Taylor aveva identificato il periodo delle feste natalizie come il momento migliore per far lasciare il Paese all’ex boss della Nissan: i lavoratori occasionali all’aeroporto aumentavano le chance di successo perché si trattava di persone poco esperte. Il team aveva anche calcolato che la cassa era troppo grossa per gli scanner elettronici e che quindi sarebbe stata controllata manualmente. E qui è intervenuto Taylor: gli stessi addetti che lo avevano ricevuto all’ ingresso nel Paese poche ore prima adesso stavano facendo il turno di notte. Gli hanno chiesto come era andato il concerto e, forse anche perché volavano con un jet privato, nessuno ha fatto storie né controlli. A questo punto dovevano aspettare 30 minuti per il loro slot di decollo. Ghosn ha detto che è stata la mezz’ora più lunga della sua vita. Quando hanno avuto il via libera sono subito decollati,dirigendosi prima a Istanbul dove hanno cambiato aereo e poi a Beirut.
E oggi?
Che cosa fa Ghosn adesso? Si batte per far sapere al mondo che è innocente. Le autorità giapponesi però sono convinte che la sua fuga sia un’ammissione di colpa. Se esce dai confini del Libano può essere arrestato e deportato in Giappone. Ghosn oggi si sposta solo con guardie armate (che per ironia della sorte si muovono su una Nissan) e ha le finestre blindate. Ha riconquistato una specie di libertà, ma per un uomo di mondo come lui questa non è vita.
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