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Valentino Rossi - Analisi di un fenomeno

Woods, Ali, Senna... Rossi? Adesso che il più grande showman della MotoGP si ritira, viene da chiedersi: cos’è che lo rende così speciale?

Testo Suzy Perry - Foto Getty e Gold & Goose
Pubblicato il: 22 ott 2021
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Valentino Rossi, il fenomeno in grado di creare da solo un seguito enorme per la MotoGP, ha vinto 9 titoli mondiali ed è venerato come una divinità. Siamo diventati tutti suoi tifosi sfegatati ma adesso non possiamo non chiederci cosa lo ha reso così speciale. Può Rossi entrare a far parte dell’esclusivo club di talenti semi-divini a cui appartengono Hunt, Sheene, Pelé, Woods, Jordan e Ali? La mia risposta, assolutamente soggettiva, è sì. Naturalmente ognuno conosce Valentino per i suoi successi in pista e le sue spassose gag giù dalla moto, ma cosa sappiamo davvero della mega star di 42 anni che non ha mai corteggiato i media, preferendo lasciar la parola ai risultati in pista?

Un enigma vivente

Per chiarire, non pretendo di essere considerata una sua amica, ma ho avuto l’opportunità di intervistarlo per 25 anni e dunque posso dire di averci costruito una buona relazione. Ho asciugato la sua faccia dopo che aveva vinto un titolo mondiale (non potevo intervistarlo con la guancia sporca) e abbiamo girato insieme per Londra, ma tutto questo non è sufficiente per definirmi sua amica. Dopo tutto questo tempo devo dire che Valentino rimane un enigma. Una miscela complessa di showman irresistibile e di ragazzo della porta accanto, sempre impegnato e focalizzato, fortemente fedele alla ristretta cerchia di amici che frequenta da quando era bambino, molti dei quali lavorano con lui e lo proteggono con decisione. Valentino sa essere una persona premurosa e gentile quanto uno spietato bastardo, in gara.

Questione di DNA

Detto questo, dobbiamo riconoscere che Valentino ha una capacità innata di risultare simpatico a una grande platea; la dimostrazione è come tutti sono rimasti scioccati dal rischio che ha corso in Austria lo scorso anno quando è stato sfiorato da una moto impazzita. La simpatia fa parte sicuramente del patrimonio genetico di Valentino, cresciuto sui campi di gara, al seguito del padre Graziano, altra star delle gare di fine anni Settanta e amico di Barry Sheene. Uno capace di girare per le strade con al seguito una gallina di nome Christina. È probabile che questo comportamento abbia ispirato alcuni dei festeggiamenti goliardici di Valentino. Conosco da tempo Graziano, mi ha aiutato a intervistare il figlio, è un simpatico fuori di testa. All’opposto, la madre di Valentino, Stefania, è molto riservata e misurata; avrebbe voluto che il figlio diventasse un ingegnere, naturalmente le cose sono andate diversamente. Questo non ha diminuito l’affetto per la famiglia e Stefania è una presenza importante nella vita di Valentino. Nonostante la fama mondiale, per Rossi, anzi, per il Dottore, un’amicizia sincera ce l’ha il paese di Tavullia, in Provincia di Pesaro e Urbino, dove il 46 domina e ogni successo di Valentino è festeggiato alla grande.

Nel mito a suon di vittorie

Inizialmente la passione di Valentino era focalizzata sulle quattro ruote, iniziando con il kart, ma la strada perla Formula 1 era troppo impegnativa e l’arrivo in Italia delle mini moto ha fatto il resto, favorendo il passaggio alle due ruote e lo scoppio della passione. Passione, certo, perché Valentino ha un rapporto speciale con la moto, simile a quello di Clapton con le sue chitarre. All’inizio di ogni stagione il Dottore disegna gli adesivi degli sponsor e dei suoi cani da mettere sulla moto e decide dove metterli, è addirittura arrivato a scrivere una lettera d’amore alla sua Yamaha M1 con cui ha condiviso tanti successi. I numeri sono inequivocabili: nove titoli mondiali, di cui sette nella classe regina, 115 vittorie, 235 podi, 65 pole (finora), ultimo pilota a vincere il mondiale nella 500 cc 2 tempi con un team privato prima dell’avvento della MotoGP a 4 tempi. Celebre il suo passaggio dalla vincente Honda alla Yamaha, allora in sofferenza, nel 2004. Tutti pensavano fosse un errore dettato dalla volontà di affermare il primato del pilota sulla moto. La prima gara stagionale è stata un trionfo dopo una lunga battaglia con Max Biaggi e rimane eloquente l’immagine di Rossi abbracciato alla moto dopo aver tagliato il traguardo. Per me è ancora il trionfo più importante di Valentino.

I tanti talenti di Vale

Alla sua leggenda hanno contribuito anche le sue gag, alcune delle quali memorabili come al Gran Premio di Inghilterra del 1997, quando si è presentato sul podio vestito come Robin Hood (la pista è vicina alla Foresta di Sherwood). Non è però soltanto uno showman, è un pilota velocissimo che fa pochi errori, capace di avere sempre la situazione sotto controllo. Potrebbe anche essersi fatto superare di proposito quando era al comando solo per il gusto di recuperare, ma non ne abbiamo la certezza. Sappiamo che è un abile businessman, ha fondato la scuola VR46 Academy e un autentico impero del merchandising. Rossi ha raggiunto dei record incredibili, ma è sempre possibile che siano superati. Quello che è insuperabile è il suo seguito mondiale, su ogni circuito sembra sempre che Rossi corra in casa. Per capirlo basta ricordare la sua apparizione a Goodwood nel 2015 per celebrare i 60 anni di Yamaha. Lord March era entusiasta, io dovevo intervistarlo dopo che Valentino, a bordo di una Yamaha con livrea celebrativa, aveva percorso i viali fino a entrare in casa. Tutti i presenti sono impazziti per lui. Certo, non tutto è andato per il meglio negli anni: il passaggio alla Ducati è stato fallimentare, ci sono stati infortuni e i risultati recenti sono stati scarsi. Valentino è ancora veloce, ma non abbastanza. Il tempo inevitabilmente passa, però è stato di ispirazione per tanti piloti e adesso pensa a gareggiare con le auto. Magari lo vedremo alla 24h di Le Mans. Non si sa mai con Rossi.

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