I grandi fallimenti - Citroën C6
Celebriamo le auto che hanno fatto un buco nell'acqua negli anni Duemila. Nel gruppo c'è anche questa berlinona francese
La Citroën C6 non è stato un fallimento. È stato un successo magnifico, avanguardistico e di grande effetto. Questa era la Citroën che faceva proprio quello che la Casa francese sa fare meglio: inventare macchine stravaganti con tutta la piacevolezza di una tazza di Horlicks, la nostra amata bevanda al malto, e la grinta... della stessa tazza di Horlicks.
Questione di prospettive
Introdotta nel 2006, la C6 è stata concepita per essere un'alternativa rilassante ma sfiziosa alle sportiveggianti proposte premium mainstream tedesche. Riuscì alla grande, raggiungendo tuttavia livelli di diffusione imbarazzanti nel settore delle berline executive. Quindi no, il problema non era il C6. Il problema, senza voler puntare il dito, eravate voi. Sì proprio voi, con la vostra scelta inspiegabile di non acquistare davvero una Citroen C6. Facciamo un esempio: in circa sei anni di presenza in listino nel Regno Unito, la C6 ha venduto meno di 900 unità. Nello stesso periodo, la BMW ha venduto 130.000 Serie 5. Gente, guardatevi in faccia con attenzione e fate un esame di coscienza.
Poche scuse...
E certo, potete accampare delle scuse. Scuse come "ma la Serie 5 era più conveniente ed economicamente vantaggiosa" e "l'affidabilità delle sospensioni idropneumatiche era sempre motivo di preoccupazione", oppure "non ero nemmeno abbastanza grande per guidare alla fine degli anni Duemila, che diavolo c'entro io?" Francamente questo è solo uno scaricabarile. Abbiamo tutti avuto un ruolo nel triste fallimento della gloriosa C6 e tutti dobbiamo ammettere i nostri errori.
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