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Le 5 migliori Ferrari stradali della storia

Voi dite pure la vostra, ma per noi questi restano i cinque più grandi capolavori targati usciti da Maranello

Testo di Jason Barlow riadattato da Paolo Sardi
Pubblicato il: 24 ott 2022
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01 Ferrari 250 GT California Spyder

Le linee dei modelli 250 possono essere considerate le fondamenta su cui la Ferrari ha costruito la sua reputazione. Alla fine degli anni Cinquanta lo straordinario mix di glamour e prestazioni aveva garantito alla Casa di Maranello un folto pubblico di fan. La California Spyder è stata "inventata" da John von Neumann, l'agente della Ferrari sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Il buon John pensava che una decappottabile dall'animo corsaiolo sarebbe stata adatta alla sua clientela del mondo dello spettacolo, che peraltro era in rapida espansione. Luigi Chinetti, ex vincitore di Le Mans per la Ferrari e consigliere chiave dell'Azienda, convinse Il Commendatore a sostenerlo.

Lanciata nel 1958 nella variante a passo lungo, la 250 GT California Spyder si trasformò presto nella versione SWB (sigla che sta per short wheelbase). Più corta di 200 mm e più bassa di 30 mm, rappresentava la cornice perfetta per quell'opera d'arte che era il magnifico V12 da 3,0 litri di Giacchino Colombo. Sebbene Pininfarina fosse ormai il couturier preferito dalla Ferrari, la Cali Spyder è stata progettata e costruita da un altro carrozziere, Scaglietti. Ne sono stati realizzati in totale solo 106 esemplari, molti sono impiegati nelle corse e l'elenco dei proprietari includeva l'idolo dello schermo francese Alain Delon e la star di Hollywood James Coburn. Una replica è apparsa - ed è stata quasi distrutta - nel film degli anni Ottanta Ferris Bueller's Day Off.

Illustrazioni: Peter Greenwood

02 Ferrari 365 GTB4 ‘Daytona’

La Ferrari aveva ottenuto una leggendaria tripletta alla 24 Ore di Daytona nel 1967, dove aveva monopolizzato il podio. Il nome pertanto rimase quando la sua nuova GT arrivò sul mercato l'anno successivo. Il giovane e talentuoso designer di Pininfarina, Leonardo Fioravanti, ha ideato una carrozzeria che era all'avanguardia anche per quei tempi progressisti. Il muso da squalo e una nervatura laterale segnavano un'auto che può essere vista come un ponte tra l'era classica della Ferrari e quella moderna che ha ispirato. La Daytona è diventata una sorta di "playboy" express da un capo all'altro dell'Europa, con sei enormi carburatori Weber che rovesciavano carburante nel possente motore anteriore V12 da 4390 cc.

Le prime auto nascondevano i fari sotto una copertura in plexiglas, ma questi sono stati successivamente sostituiti con altri a scomparsa per soddisfare i severi legislatori statunitensi. Alcuni pensavano che l'auto fosse troppo americana nell'aspetto e nella filosofia, un'impressione dovuta anche alla vittoria della prima Cannonball Run coast-to-coast. L'impresa fu leggendaria: Brock Yates e Dan Gurney guidarono una Daytona da New York a Redondo Beach, in California, in sole 35 ore e 54 minuti.

03 Ferrari F40

È lei l'ultima Ferrari ad essere stata supervisionata personalmente dal mitico boss Enzo. La F40 utilizzava un telaio spaceframe tubolare in acciaio con pannelli in Kevlar incollati, mentre le portiere, il cofano e il cofano del bagagliaio erano realizzati in fibra di carbonio. Il motore era un V8 da 2936 cc, biturbo capace di produrre 485 CV e di portare l'F40 da 0 a 100 km/h in 3,7 secondi e fino a una velocità massima di oltre 320 km/h. Nel 1987, era davvero qualcosa di strabiliante: la F40 è stata la prima auto di serie a raggiungere certi traguardi.

Pesava solo 1.100 kg e gli anni hanno solo migliorato la sua reputazione di teppista turbo sputafiamme. L'F40 richiede una grande perizia da parte dal suo pilota e non perdona gli incapaci che l'affrontano senza il dovuto rispetto. La Ferrari prevedeva di realizzarne 400, ma con tutti i soldi che giravano alla fine degli anni Ottanta la produzione arrivò a 1.315 auto per star dietro a un fiume di richieste. Visivamente, la linea nera è da pura supercar degli anni Ottanta. Le prese d'aria, lo spettacolare spoiler posteriore e il lunotto leggero con le sue fitte aperture fanno sì che per molti la F40 sia la Ferrari più amata.

04 Ferrari 458 Speciale

Abbiamo accarezzato l'idea di includere in questo elenco la F12 berlinetta o la 812 Competizione. Dopotutto, poche auto provocano esaltazione più di una Ferrari V12 a motore anteriore. La 458 Speciale però fa parte della gloriosa stirpe che ci ha dato anche la 360 CS e la 430 Scuderia, auto capaci di essere minimaliste e viscerali, mentre aprono la strada alla nuova tecnologia. “Siamo al limite di ciò che possiamo fare con un motore aspirato”, mi aveva detto Gaetano Cecchinelli, uno dei ragazzi del team dei motoristi della Ferrari, durante il lancio della 458 Speciale. Ed è proprio così che ci si sente al volante: alla guida dell'ultimo inno alla combustione interna ancora priva di severe restrizioni.

La 458 Speciale è la fine di un'era Ferrari, un'auto in cui molte persone estremamente intelligenti e straordinariamente appassionate hanno riversato tutto ciò che sapevano. Stiamo parlando di 605 CV, spremuti da un V8 da 4,5 litri che gira vorticosamente a 9.000 giri al minuto. Questo motore si trova inserto in uno chassis a cui l'e-diff e il software di controllo avanzato consentono al guidatore di giocare con angoli di sbandata con precisione millimetrica. Un'opera di assoluta eccellenza ingegneristica.

05 Ferrari 296 GTB

La 296 GTB è una lezione oggettiva su come sfruttare l'energia aggiuntiva fornita da un ibrido. Il V6 da 2,9 litri è proposto in una configurazione "calda" con le bancate a V di 120° che ospitano all'interno un paio di turbo IHI. Il propulsore è quindi basso, largo e ha il baricentro sistemato in maniera quasi ideale. Il motore produce da solo 663 CV, ed è collegato a un cambio a doppia frizione a otto rapporti e un differenziale elettronico, integrato con un motore elettrico montato posteriormente che produce ulteriori 167 CV.

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Creare un gioco di squadra tra tutto questo hardware è stata una sfida interessante: la Ferrari ha scelto di utilizzare un dispositivo chiamato TMA - "transition manager actuator" - e un software proprietario per controllare e ottimizzare il flusso di energia tra il motore elettrico e quello a combustione interna. La missione si può dire perfettamente riuscita e il "piccolo V12" – come è stato soprannominato durante lo sviluppo – canta davvero. Il telaio dal canto suo è a nostro avviso il più sfruttabile che la Ferrari abbia mai creato. Forse quella cosa ibrida non è un'idea così stupida, dopotutto. Ah, è anche maledettamente bella.