Le concept dimenticate - Audi Quattro Spyder
Se fosse entrata in produzione avrebbe forse potuto diventare una best-seller. Invece non vide mai la luce.
Per la maggior parte delle concept car, tanto audaci quanto inutii, basta una breve occhiata per capire come mai non siano mai riuscite a entrare in produzione. Altre, come l'Audi Quattro Spyder, vi lasceranno a bocca aperta e vi faranno chiedere perché non ce ne siano milioni in circolazione.
Il quadro storico
Quest'auto fu presentata al Salone dell'Automobile di Francoforte del 1991. Giusto per rinfrescare la memoria, era proprio il periodo in cui l'Audi suonava la carica per entrare nella fascia di mercato più elegante ma più mainstream occupata da Mercedes e BMW. Per dare un altro riferimento, l'Audi Quattro Spyder anticipa la rinascita del marchio dei Quattro Anelli di metà anni Novanta, che entra in una nuova fase con il lancio della TT concept di Freeman Thomas nel 1995.
Effetti speciali
L'Audi Quattro Spyder avrebbe potuto essere una magnifica protagonista dei primi anni Novanta, qualcosa di desiderabile e senza tempo. Il suo stile prende il meglio degli spunti di design di Ingolstadt dell'epoca. Guardate per esempio i fari posteriori, una deliziosa evoluzione delle luci della famiglia 80/100. Alcuni sono inorriditi davanti al nome Spyder, in quanto non si trattava di una vera scoperta. Ma quei furbacchioni dell'Audi avevano progettato un tetto in vetro rimovibile che poteva essere nascosto alle spalle dell'abitacolo.
I dati tecnici della Audi Quattro Spyder
Il V6 da 2,8 litri dell'auto produceva circa 175 CV e 245 Nm. Niente di speciale, almeno sulla carta. Tuttavia, con i suoi soli 1.100 kg di peso la Audi Quattro Spyder spuntava un tempo nello 0-100 km/h di 6,0 secondi e raggiungeva una velocità massima (limitata) di 250 km/h. Accettabile per l'uso quotidiano, no? Il cambio manuale a cinque marce e la trazione integrale aggiungevano versatilità alla Quattro Spyder. Il sistema 4x4 era dotato di un differenziale centrale Torsen per soddividere la coppia anteriore e posteriore e di un bloccaggio manuale del differenziale posteriore, preso in prestito dalla Golf Syncro 4x4 degli anni Ottanta.
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Soluzioni raffinate
Anche la tecnologia sotto la pelle era di prim'ordine. Il telaio spaceframe in acciaio tubolare con pannelli della carrozzeria in alluminio conferiva alla Quattro Spyder un'aria leggermente esotica. C'erano anche nuove sospensioni a doppio braccio oscillante all'anteriore, molle elicoidali al posteriore con collegamenti trasversali supplementari e freni a disco su tutto il perimetro con la più recente tecnologia ABS di Audi.
Un sogno svanito
L'obiettivo era quello di costruire un'auto sportiva che stesse sotto i 35.000 euro, che si potrebbero quantificare in 60.000 euro di oggi o poco più, proprio nel cuore della attuale gamma di prezzi della TT. Un prodigio tecnologico accessibile - Vorsprung durch Technik e tutto il resto. La gente era pronta a buttarsi a capofitto su Audi, versando caparre per un'auto che non era mai stata annunciata ufficialmente. La recessione dei primi anni Novanta ha invece stroncato sul nascere la produzione dell'auto, che tristezza. La struttura in alluminio, troppo costosa, comparve invece sulla A8 di nuova generazione. Qualche anno dopo arrivò la TT, che - per risparmiare - sfruttava componenti della VW Golf a prova di crisi. Iniziò così l'era della condivisione delle piattaforme.
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