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Le migliori auto del museo Museo Alfa Romeo

TopGear vi porta a fare un tour guidato alla scoperta della collezione storica del Biscione

Testo di Peter Rawlins tradotto da Paolo Sardi
Pubblicato il: 08 ago 2022
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Milano. La città del Duomo, Del Teatro alla Scala, del Castello Sforzesco e probabilmente anche di uno tra i più bei musei dell'auto esistenti al mondo: il Museo Storico Alfa Romeo.

Inaugurato nel 1976 e rinnovato a cavallo tra il 2014 e il 2015, ospita su sei piani alcune tra le Alfa Romeo più famose di ogni epoca, partendo dalla primissima vettura prodotta per arrivare ad auto vittoriose alla Mille Miglia, passando anche per le magnifiche realizzazioni di celebri carrozzieri.

Così quando siamo stati invitati a fare un tour guidato in compagnia di Lorenzo Ardizio, grande appassionato del marchio e boss del museo, non ci siamo fatti pregare troppo e abbiamo colto al volo l'occasione. Ecco una selezione di quel che abbiamo visto e che ci ha colpito di più.

24 HP

Da dove partire se non dall'auto da cui tutto è cominciato? La storia del brand Alfa inizia ufficialmente il 24 giugno 1910, quando fu fondata l'A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, che sarebbe poi diventata Alfa Romeo nel 1919), con un'auto bell'e pronta. Non c'era tempo da perdere.

Quella macchina era la 24 HP, il cui sviluppo era iniziato l'anno precedente. Il suo nome derivava da quelli che oggi chiameremmo i cavalli fiscali, con il suo quattro cilindri da 4,1 litri che erogava oltre 40 CV e la rendeva capace di toccare i 100 km/h. È stata prodotta in quattro serie, battezzate A,B,C e D, prima di essere rimpiazzata dalla 20-30 HP nel 1914.

Giulietta

La storia dell'Alfa sarà iniziata anche con la 24 HP, ma la Giulietta è probabilmente l'auto che ha reso l'Alfa quello che è oggi. Presentata inizialmente con carrozzeria coupé al Salone di Torino del 1954 e disegnata da Franco Scaglione per Bertone, un anno più tardi è stata proposta anche nella versione berlina quattro porte che si vede qui.

Una linea affascinante e un interno pratico e spazioso erano accompagnati da un motore 1.3 a quattro cilindri da 54 CV. Nel corso della sua carriera decennale quest'auto ha trasformato l'Alfa in un marchio mainstream. La sua popolarità fu enorme e fu venduta in oltre 177.000 esemplari. Un dato eccezionale per quel tempo!

Montreal

Nel 1967 all'Alfa Romeo fu chiesto di costruire una vettura per l'imminente Esposizione Universale di Montreal, in Canada. Con a disposizione un tempo di soli nove mesi, l'Alfa decise di costruire una coupé 2+2 che impiegava il motore 1.6 della Giulia TI e il telaio a passo corto della Alfa Romeo Giulia Sprint GT. Un mezzo ibrido, insomma.

Il passo successivo fu pensare alla carrozzeria, che fu affidata all'allora ventinovenne Marcello Gandini in Bertone. Non c'è da stupirsi che l'auto fu molto apprezzata, riscuotendo così tanto successo da essere messa in produzione senza grandi stravolgimenti, stavolta equipaggiata con il V8 della 33 Stradale.

8C Competizione

Descritta una volta da Clarkson come "l'auto più bella mai costruita", la 8C Competizione fu presentata come concept al Salone di Francoforte del 2003. Scatenò una reazione tale che l'Alfa annunciò che ne avrebbe fatte davvero 500 e nel giro di poche settimane ricevette 1.400 ordini, segno del fatto che il pubblico la pensava proprio come il buon Jeremy.

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La macchina aveva un motore V8 4.7, una carrozzeria in carbonio e la trazione posteriore. La sigla 8C strizzava l'occhio alla otto cilindri sviluppata dall'ingegner Vittorio Jano negli anni Trenta, mentre la parola Competizione faceva riferimento alla 6C 2500 che Juan Manuel Fangio guidò nella Mille Miglia del 1950. Un bel gesto.

40/60 HP Aerodinamica

A un certo punto salta fuori che l'Alfa Romeo costruisce anche astronavi. In fondo è proprio questo quel che sembra a prima vista la 40/60 HP Aerodinamica. Commissionata da un aristocratico milanese e disegnata dal carrozziere Castagna, nel 1914, è senza alcun dubbio l'auto più bizzarra esposta nel museo.

È anche ben poco funzionale, a ben vedere: date uno sguardo a quanto siano arretrati il volante e il sedile di guida. A parte ciò, era realizzata sulla base della 40/60HP da cui riprendeva anche il motore 6.1, con una filante carrozzeria a goccia costruita in alluminio, che le permetteva di sfiorare i 140 km/h. Rimase solo un prototipo e francamente non c'è da stupirsi della cosa.

Carabo

Che ci fa una Lamborghini Countach nel Museo Alfa Romeo? Niente: questa infatti è l'Alfa Romeo Carabo e il suo nome viene dal coleottero Carabidae, richiamato anche dalla verniciatura cangiante, tra il verde e l'arancione. Se credete che lo scarabeo porti bene, esprimete pure un desiderio.

La Carabo è stata svelata al Salone di Parigi del 1968 e non sarete sorpresi di scoprire che il suo disegno a cuneo, con tanto di porte che si aprono a forbice, è frutto della mano di Marcello Gandini. Sotto la pelle si nasconde la struttura della Alfa Romeo 33 Stradale, con tanto di motore 2.0 V8 piazzato in posizione centrale. Di lei è stato prodotto un solo esemplare, un vero peccato.

8C 2900 B Lungo

Ci sono poche Alfa Romeo più desiderabili della 8C 2900 B, disegnata dalla carrozzeria Touring Superleggera, tanto che due suoi esemplari figurano nella classifica delle venti auto più care mai vendute all'asta, aggiudicate entrambe a cifre nell'ordine dei 20 milioni di dollari.

Equipaggiata con un motore Alfa a otto cilindri sovralimentato - l'indizio era già nel nome - la 8C 2900 fu lanciata nel 1935 e partecipò alle Mille Miglia del 1936 e del 1937. La 2900 B, come quella che appare qui, risale al 1937 e faceva registrare passi avanti in materia di confort e affidabilità. L'auto era disponibile in due varianti, a passo Corto e Lungo. Ah, se solo avessimo le tasche un po' più gonfie...

GP Tipo 159 "Alfetta"

L'Alfa ha scritto pagine memorabili dell'automobilismo sportivo, con le varie 158/159 Alfetta che hanno colto straordinarie vittorie in Formula 1. La 158 ha dominato la stagione inaugurale del Campionato del Mondo, mentre l'altra - che può essere ammirata al museo sia in versione completa che scheletrata - ne ha raccolto l'eredità l'anno successivo. 

Con Juan Manuel Fangio al volante avrebbe vinto ancora. L'Alfa decise però di ritirarsi dalle corse per dedicarsi alla grande produzione di serie, facendo così della GP Tipo 159 "Alfetta" l'ultima Alfa a trionfare in un campionato di F1.

Tipo 33 TT 12

L'Alfa non rinunciò mai del tutto alle corse, tuttavia, e ottenne ottimi risultati correndo con il marchio Autodelta attorno alla metà degli anni Settanta grazie soprattutto a questa Tipo 33 TT 12, equipaggiata con un motore a 12 cilindri 3.0 con oltre 500 CV.

Con il suo Telaio Tubolare (ecco spiegata la sigla TT...) e il suo poderoso propulsore, la TT 12 vinse la 1000 km di Monza del 1974. L'anno successivo si aggiudicò il Campionato del Mondo Costruttori, vincendo sette delle otto gare a cui prese parte. Un anno più tardi trionfò invece alla Targa Florio. Una carriera davvero niente male, no?.

Brabham BT45B

L'Alfa Romeo tornò in Formula 1 nel 1976, quando siglò un accordo per fornire il motore tremila a 12 cilindri della TT 12 alla Brabham, che lo avrebbe montato sulla BT45 disegnata da Gordon Murray e ammantata dalla livrea Martini.

La BT45B che si vede qui entrò in scena l'anno seguente, inizialmente con il pilota brasiliano Carlos Pace. Quando la stagione era appena iniziata, purtroppo si verificò però una tragedia e Carlos morì in un incidente aereo . Al suo posto fu ingaggiato Hans-Joachim Stuck, ma se si guarda bene lo spoiler si può vedere come questi corse comunque con la bandiera brasiliana sull'auto, in onore di Pace.