Qual è la Alfa Romeo "più Alfa" della storia?
Secondo noi è la 158/159 Alfetta, se non altro perché ha vinto il primo campionato mondiale di Formula 1, nel 1950...
Alfa Romeo 158/159 Alfetta / 1938–1951
La storia dell'Alfa Romeo è stata molto movimentata e, nel bene e nel male, ci sarebbe da avere l'imbarazzo della scelta nell'individuare l'Alfa più Alfa di tutte. C'è però un'auto iconica, che ha avuto un ruolo speciale e ha anche contribuito a dare origine al cliché delle corse "vinci la domenica, vendi il lunedì": la 158/159 Alfetta.
Quasi invincibile
La 158/159 Alfetta è una delle auto da corsa di maggior successo mai realizzate, capace di vincere 38 dei 42 Gran Premi a cui ha partecipato oltre a innumerevoli altri eventi al di fuori del campionato ufficiale. È stata guidata da alcuni dei grandi assi dell'epoca: Juan Manuel Fangio, Giuseppe Farina, Luigi Fagioli. Nelle corse moderne la gente si lamenta quando le squadre diventano troppo dominanti, ma l’Alfa Romeo è stata la prima a farlo.
Tecnologia d'annata
L'Alfetta per i suoi tempi era high-tech, ma oggigiorno l'elenco dei componenti fa venire le lacrime agli occhi. Aveva un telaio tubolare e sospensioni a balestra, nessuna diavoleria aerodinamica di cui parlare e il motore era montato anteriormente tra due pneumatici con un battistrada scolpito. Diavolo, non aveva nemmeno la cintura di sicurezza, perché a quei tempi gli uomini erano uomini. Fino a quando non si schiantavano, poi erano spacciati.
Un cuore generoso e longevo
Il motore sovralimentato da 1,5 litri e otto cilindri in linea fu progettato da Gioachino Colombo, che fece un lavoro così buono nel 1937 che l'allora capo della squadra corse Alfa, Enzo Ferrari, lo acquistò in seguito per un piccolo progetto di auto stradale che aveva intenzione di lanciare nel 1947... In effetti, nel 1988 il V12 Colombo era ancora in produzione. Gioachino tornò all'Alfa Romeo in tempo per lavorare ancora una volta sull'Alfetta e assicurarsi il successo iridato nelle prime stagioni del campionato di F1. Quando la 159 fu approntata per la stagione 1951, pesava 710 kg e produceva 425 CV. Si trattava di un aumento significativo rispetto ai 195 CV del 1938, grazie all'aggiornamento del compressore Roots, passato da monostadio a un sistema a due stadi. Tale potenza era sufficiente a portare l'auto a una velocità massima di oltre 300 km all'ora, se il pilota era abbastanza coraggioso.
Subito vincente
Al tempo della stagione inaugurale di F1 del 1950, il team Alfa era esperto e ben assortito. Anche la sua formazione di piloti lo era certamente: Fangio (39), Farina (44) e Fagioli (52) erano vecchie, astute volpi, desiderose di superare le impegnative Ferrari. Non fu una passeggiata: aumentare la potenza dei motori significava dover trasportare quantità eccessive di carburante, mettendo a dura prova le sospensioni, che furono sostituite con un ponte De Dion che ancora non risolveva del tutto i punti deboli. In ogni caso, l’Alfa vinse tutte le gare disputate nel 1950 e Farina vinse il primo titolo piloti di F1. L'aggiornamento che rese la 159 più rigida spinse l'Alfa Romeo a un secondo titolo nel 1951, il primo di Fangio.
L'Alfa lasciò la F1 alla fine della stagione 1951, per poi riapparire nel 2018 come "partner tecnico" del team Sauber e ottenere i diritti sul nome come sponsor principale dal 2019. Il marketing non ha tuttavia catturato del tutto la magia degli anni Quaranta e Cinquanta. Ora la Sauber diventerà il team ufficiale Audi nel 2026. Non è la prima volta che un'Alfa viene scartata per un marchio tedesco premium, ma se riguardate indietro troverete un tempo in cui le cose andavano in maniera molto diversa...
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