SPECIFICHE IN EVIDENZA
- MOTORE
1 elettrico anteriore
- POTENZA
204 CV
- 0-100
7,3 secondi
Ripetete con me: "Bi-Uai-Di". Come ben sa chi è abituato a fare lo spelling in inglese, è infatti questo il modo corretto di pronunciare BYD. Ed è bene impararlo in fretta, perché è alquanto probabile che ci si trovi a parlare spesso di questa realtà cinese, che sbarca in Italia dopo aver debuttato negli scorsi mesi in altri 13 Paesi occidentali. Giusto per dare un'idea di quale sia il suo potenziale, sappiate che all’estero le vendite procedono a gonfie vele. In Israele questa Atto 3 è addirittura la vera best-seller del mercato.
BYD, leader tra batterie e semiconduttori
In ogni caso non dovreste sentitevi in difetto qualora il nome BYD vi suonasse nuovo. Per circa un quarto di secolo, ovvero dal 1995, l’azienda si è occupata d’altro, senza godere di grande visibilità presso il grande pubblico. Forse anche voi avete avuto in qualche modo a che fare con lei, ma senza saperlo. La sua tecnologia è infatti presente più o meno nel 20% degli smartphone utilizzati nel mondo, sotto forma di batterie e semiconduttori. E per dare un'altra idea delle dimensioni di BYD, sappiate che ha oltre 600.000 dipendenti in giro per il mondo. Alla faccia della start-up...
Un sogno da realizzare
Già ma BYD cosa significa? Per scoprirlo basta dare un’occhiata al portellone, che è attraversato da parte a parte all'altra dalla scritta Build Your Dreams, costruisci il tuo sogno. E in Cina hanno sudato le proverbiali sette camicie per realizzare il loro, quello di entrare con la Atto 3 ben mercato dei SUV compatti elettrici e farsi largo puntando su doti molto concrete.
Atto 3: la sorpresa è dentro
La Atto 3 avrà anche un nome curioso - per non dire bislacco - ma da punto di vista estetico non si concede grandi stravaganze, con proporzioni equilibrate e un frontale al passo con i tempi. Quelli di BYD lo chiamano dragon face, ma non fa nulla per incutere timore e non sputa nemmeno fuoco. La fantasia dei designer, tenuta a freno per gli esterni, è stata scatenata per l’abitacolo, che prende ispirazione dal mondo della musica e del fitness. Giusto per fare due esempi, per tenere fermi gli oggetti nelle tasche delle porte ci sono elastici che ricordano le corde di un basso (giocateci con le dita e scoprirete che suonano davvero…), mentre la leva del cambio si impugna a mo’ di kettlebell.
Schermo rotante
Anche le bocchette dell’aria, le maniglie per l’apertura delle porte e gli altoparlanti sfoggiano uno stile originale. A regalare un colpo di scena è però anche il touchscreen centrale (da 12,8 o 15,6 pollici a seconda degli allestimenti), capace di ruotare di 90° per proporre le informazioni in orizzontale o in verticale. Il tutto avendo come sfondo un pancia a onda, soluzione originale in un'epoca in cui tutti i progettisti paiono trovare ispirazione quando hanno con sé solo un righello.
La sostanza c'è
Look a parte, gli arredi impressionano anche per buona fattura. Materiali utilizzati e assemblaggi appagano la vista e il tatto. Tanti componenti non sfigurerebbero su una vettura segmento superiore, così come alcuni equipaggiamenti. Un esempio in questo senso viene dai sedili anteriori, con regolazione elettrica, tanto di poggiatesta integrato e rivestimenti in pelle vegana. Ampie e ben profilate, le poltrone prestano il fianco a un'unica critica: hanno la seduta che resta un po' troppo distante dal pavimento anche nella posizione più bassa. Ci si può consolare pensando che da lassù si ha la situazione sotto controllo nelle manovre, peraltro aiutate da sensori e telecamere.
Un compromesso vincente
La Atto 3 è costruita attorno alla moderna piattaforma e-Platform 3.0, che ospita una batteria da 60 kWh con tecnologia ferro-litio-fosfato ad alta densità di energia. Il fatto che la batteria si trovi in posizione bassa e centrale fa sì che questa BYD si muova agilmente e resti composta e sicura anche con il salire della velocità. L’assetto trova un buon compromesso tra il bisogno di contenere il rollio quando si affrontano le curve allegramente e quello di risparmiare gli scossoni ai passeggeri sullo sconnesso, rendendo la macchina piacevole in ogni situazione.
Una medaglia... con quattro facce
Il pilota ha a disposizione quattro modalità di guida: Eco, Normal e Sport, cui aggiunge Neve. La seconda è quella che va bene nell'utilizzo quotidiano e permette di viaggiare comodamente, contando all'occorrenza sulla prontezza e sulla buona vivacità del motore. Sport rende i comandi un po’ più diretti e migliora il feedback di uno sterzo che in generale non è il massimo in fatto di precisione. A meritare due paroline è anche il primo driving mode. Scegliendo l’impostazione più tranquilla - e senza nemmeno mettersi a guidare al rallentatore, come si ci fosse un uovo sotto l’acceleratore - si riesce infatti ad avvicinarsi all’autonomia promessa con una singola carica. La cosa è indice di una reale efficienza complessiva, cosa che non è sempre da dare per scontata.
Leggi anche: MG HS E MG EHS, con il restyling cambia look
Top Gear
Italia Newsletter
Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter. Riceverai tutte le nuove notizie nella tua casella di posta.
Ricevi tutte le ultime notizie, recensioni ed esclusive direttamente nella tua casella di posta.