SPECIFICHE IN EVIDENZA
- MOTORE
6.496 cc, V12
- POTENZA
840 CV
- 0-100
2,85 secondi
- C02
n.d.
Un’Icona, la Ferrari Daytona SP3 della famiglia Icona, appunto, fra i cordoli di un’icona dei circuiti: Spa-Franchorchamps. 7 km circa di asfalto, immersi nelle Ardenne, che da sempre fanno la differenza tra i buoni piloti e i campioni, in F1 tanto quanto nelle gare endurance. Non a caso, due tra i più grandi estimatori di questo tracciato sono stati Ayrton Senna e Michael Schumacher: 11 vittorie per loro in totale. Scusate la digressione, ma valeva la pena contestualizzare il luogo. E scusate ancora se la faccio un po’ lunga ma devo essere sincero con voi: per motivi di sicurezza - ed economici - Ferrari ha limitato la velocità sul circuito belga a 70 km/h. Sì, avete letto bene. Troppo alto il rischio di far danni. Per fortuna, almeno un po' ci siamo rifatti sulle strade lì attorno. Icona dicevamo: SP1 e SP2 sono tanto meravigliose quanto inutilizzabili, visto che sono prive del parabrezza. Questa, la SP3, grazie al parabrezza e alla carrozzeria chiusa è ben più concreta, sfruttabile.
A proposito di richiami al passato, Ferrari ha chiarito che non ci saranno repliche come, per esempio, la Lamborghini Countach. L’approccio del Cavallino Rampante, piuttosto, è quello di continuare a proporre modelli che abbiamo collegamenti con modelli storici, con l’intento però di diventare a propria volta icone per le prossime generazioni.
È ibrida, giusto?
Sbagliato. Questa splendido esempio di follia - 1 di 599 esemplari venduti a circa 2 milioni di euro ciascuno - è animato dal monumentale V12 aspirato di 6,5 litri della 812 Superfast. La potenza massima è pari a 840 CV, erogata a quasi 9.500 giri, mentre la coppia è di 697 Nm a 7.250 giri. Quanto basta per farne, appunto, la Ferrari omologata per la strada più potente di tutti i tempi. Ok, manca il pugno nello stomaco del motore elettrico di cui è capace LaFerrari, ma con uno 0-100 km/hin 2,85 secondi e una velocità massima di 338 km/h (come la molto più economica 296 GTB, dirà qualcuno…) non c’è di che lamentarsi.
Visto che abbiamo menzionato LaFerrari, una precisazione è obbligatoria: sì, anche la Daytona SP3 ha il motore centrale/posteriore e il telaio in carbonio, ma non si tratta de LaFerrari svuotata del suo powertrain ibrido: non avrebbe avuto senso, visto che qui non ci sono né il motore elettrico né le batterie.
Si può considerare una LaFerrari analogica?
Ferrari nega e continuerà a negare, ma qui possiamo dircelo: sì, la Daytona SP3 si può considerare una LaFerrari analogica, perché no? Ma andiamo al sodo adesso. Abbiamo letto e sentito meraviglie sul nuovo V6 biturbo della 296, però non c’è nulla all’altezza di 12 pistoni che fanno festa dietro alla propria schiena, senza ingerenza da parte del turbo o del motore elettrico. Questo motore prende giri con facilità disarmante: da 3.500 a 9.500 giri è violenza pura, accompagnata da un sound speciale, da brividi, sia che si abbia la fortuna di trovarsi all’interno, della SP3, sia che ci si trovi per caso nel raggio di svariate centinaia di metri da una di esse.
Il cambio è il sette marce DCT a doppia frizione, il perfetto complemento per questo V12. Il bello è che, al contrario di quello si potrebbe pensare date le ispirazioni racing della vettura, è tanto rapido nell’uso sportivo quanto fluido e docile nella vita di tutti i giorni.
Iniziamo a fare sul serio
Lo sterzo è iper reattivo come ci si aspetta da una Ferrari moderna. Guardi il punto di corda, pensi alla traiettoria e sei già lì dove desideravi. Adorabile. Così com’è stato adorabile andarmene a passo d’uomo dal gruppo di ingegneri, manager e PR, per poi aumentare gradualmente la velocità, fino ad arrivare a usare ogni giro che il motore è capace di offrire, che è poi il modo migliore di godersi questa macchina. Il che non significa guidare ogni volta come se si stesse facendo il giro per la pole position; vuol dire gustarsi la capacità del V12 Ferrari di erogare i suoi 840 CV in modo vellutato, quasi amichevole.
A rendere l’atmosfera più rilassata, nei limiti di un oggetto che costa circa 2 milioni di euro (e che aumenta di valore di ora in ora, perché la domanda supera l’offerta) e non lontano dai 1.000 CV, è anche il telaio controllato elettronicamente. Un pacchetto così ben accordato che si può affermare, senza timore di smentita, che Ferrari sia riuscita nell’intento di democratizzare livelli di performance una volta riservate a piloti professionisti. Sì, beh, democratizzare per chiunque possa spendere 2 milioni per un’auto.
La tripletta del 1967
Torniamo un attimo sulla musa ispiratrice della Daytona SP3, che non è la 365 GTB4 Daytona a motore anteriore, ma il trittico composto da 330 P3/4, 330 P4 e 412 P, capaci di chiudere al primo, secondo e terzo posto la 24 Ore di Daytona del 1967. Ne consegue che anche lo stile è un mix di vari elementi. Ci sono tratti di 512 S e 712 Can-Am nel frontale e spunti di 250 P5 concept (disegnato da Pininfarina nel 1968) nel posteriore. Tutto questo per dire che, in foto, lo stile della SP3 ci era sembrato un filo confusionario.
Beh, ammirandola dal vivo su una strada secondaria vicino a Spa le cose cambiano. Tanto per cominciare è assurdamente bassa e larga. Il frontale è forse la parte che convince meno, ma il modo in cui le fiancate convergono nei passaruota posteriori e questi a loro volta nella mega ala posteriore (230 kg di deportanza a 198 km/h), beh, ha qualcosa di magico.
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Com’è dentro
Apri le porte, rigorosamente verso l’alto, e ti si svela alla vista il telaio in carbonio. Dopodiché ti accomodi nei sedili racing, rivestiti solo di un sottile strato di Alcantara (che si allarga poi alla console centrale) e ti sembra di essere scomodo; ma non è assolutamente così. Il parabrezza ti “abbraccia” e ti ritrovi con il lato B nel cuore della macchina, con tanto di pedaliera (e piantone di sterzo, ovviamente) regolabile, che ti consente di regolarti la posizione di guida in modo millimetrico, perfetto.
Non ho mai guidato una Ferrari Sport Prototipi degli anni Sessanta, ma gli uomini di Maranello mi hanno assicurato che la sensazione di “immersione” è la stessa. Senza dimenticare che se vien voglia di vedere il cielo basta rimuovere il tetto mediante i 5 ganci e il gioco è fatto.
Sinceramente, vale due milioni di euro?
Probabilmente no, però è innegabile che si tratti di qualcosa di unico sia dal punto di vista estetico sia “sensoriale”. E poi c’è quell’attenzione autentica, quasi maniacale ai dettagli, che aggiunge un valore intangibile anche agli occhi del vicino di casa multi milionario. Aver ricevuto da Ferrari l'invito a guidare la Daytona è stato un vero onore, non tanto per il valore economico dell’oggetto, quanto per l’esecuzione dello stesso: il motore Ferrari più potente di sempre, con il numero giusto di cilindri (e soprattutto: senza l’impurità dell’elettrico) piazzati dietro alle orecchie, il telaio in carbonio e l’elettronica che fa sembrare tutto naturale. Ferrari al suo meglio di sempre… Persino a soli 70 km/h.