SPECIFICHE IN EVIDENZA
- MOTORE
2.0 turbo benzina
- POTENZA
204 CV
- 0-100
6,6 secondi
- C02
138 - 150
La Mini più fedele alle sue origini si evolve, ma senza stravolgere una formula collaudata. Sì, parliamo della classica Cooper, quella con motorizzazioni a benzina. Che deriva dal modello precedente, del quale riprende la piattaforma, l’impostazione generale e gli ingombri (è lunga 388 cm, un paio più di prima). Ma il suo look si è fatto più elegante e raffinato, con evidenti richiami alla già rinnovata Mini Cooper Electric, anche se quest’ultima impiega una base tecnica dedicata (ed è prodotta in Cina, mentre le Cooper endotermiche nascono nel Regno Unito).
Minimal chic
L’impressione di maggior pulizia generale è frutto dell’arte del togliere. Via le cromature e i dettagli appariscenti, addirittura niente terminali di scarico che sbucano dall’estrattore: ora, sono celati alla vista anche nella Cooper S in allestimento JCW che abbiamo guidato, ossia la declinazione più sportiveggiante (e anche la più costosa: si parte da 39.980 euro). L’evoluzione ha riguardato anche i gruppi ottici, con fari full led sempre di forma tondeggiante e fanali di coda che, invece, presentano un’inedita foggia triangolare. Nota di colore: attraverso il sistema multimediale è possibile personalizzare la firma luminosa delle luci diurne e di quelle posteriori, scegliendo fra diverse possibilità.
La Mini Cooper S ha 204 CV
La Mini Cooper S è mossa da un 2.0 turbo a quattro cilindri, abbinato a un cambio robotizzato a doppia frizione con 7 rapporti. Con i suoi 204 CV e 300 Nm di coppia promette uno 0-100 di appena 6,6 secondi e 242 km/h di punta massima. In alternativa c'è la Cooper C, che invece impiega un 1.5 a tre cilindri, sempre turbo e con cambio robotizzato: ha 156 CV e si annuncia comunque briosa (i dati ufficiali parlano di 0-100 in 7,7 secondi e 225 km/h).
Prezzi da 31.900 euro
La base di listino della Mini Cooper S è di 31.900 euro, mentre la C fa risparmiare 3.000 euro. Questi prezzi sono riferiti all’allestimento base Essential; a salire ci sono i più costosi Classic, Flavoured e JCW, con dotazioni via via più ricche. È importante precisare che la sigla JCW (John Cooper Works) si riferisce per l’appunto al solo allestimento e non identifica, diversamente da quanto accadeva in passato, una versione ulteriormente potenziata. La quale, comunque, potrebbe essere reintrodotta in futuro, e forse avrà addirittura 265 CV.
Semplicità e tecnologia
L’abitabilità, logicamente, non cambia: come da sempre, la Mini Cooper accoglie degnamente soltanto i passeggeri anteriori, mentre i due posti dietro sono a dir poco angusti. Come del resto bagagliaio, capace di 210 litri (725 litri a schienale giù). Comunque la sensazione di ariosità (davanti) è inedita, e il merito va alla nuova plancia molto essenziale e poco prominente, che pure presenta un originale rivestimento in tessuto la cui trama lascia trasparire le sottostanti luci ambiente. Non moltissimi, ma comunque sufficienti, i vani portaoggetti, e pratica la piastra di ricarica wireless, dotata di una banda elastica che tiene fermo lo smartphone.
Detto questo, a rubare la scena è il touchscreen Oled circolare da ben 24 cm di diametro. È a lui che si deve la scomparsa delle manopole e dei pulsanti che farcivano la consolle dei modelli precedenti: i pochi comandi fisici rimasti, fra i quali il selettore del cambio automatico e quello delle “Experiences” di guida alle quali sono associate specifiche grafiche dl display stesso, sono raccolti in una plancetta sotto il megaschermo tondo. Perciò tutte le funzioni di bordo, compresa la climatizzazione, la navigazione e i vari settaggi della macchina, si gestiscono “al tocco”. Il sistema, governato dal Mini Operating System 9, è esteticamente davvero riuscito e anche molto reattivo (e comunque accetta anche comandi vocali). Ma le informazioni sono parecchie, alcune mostrate in caratteri piuttosto piccoli, quindi non sempre la leggibilità è ideale. E il cruscotto? Non c’è più: al suo posto resta soltanto l’head-up display con i dati di marcia essenziali, a cominciare dalla velocità.
Aria di sport
Seduti in basso, con le gambe ben distese, al volante della Mini Cooper S ci si sente un po’ come su una sportiva. E mettendosi in movimento la sensazione viene confermata dall’assetto: cerchi da 18” e gomme ribassate (215/40) non perdonano dossi e pavé, anche se la JCW può contare sugli ammortizzatori adattivi. Al di là di questo, la compatta inglese conserva la sua versatilità cittadina: sguscia svelta nel traffico, col motore che si ritrova vi fa fare sempre un figurone quando scatta il verde, e si parcheggia con facilità (al di là di telecamere e assistenze varie, la visuale in manovra è più che discreta).
Ma ovviamente è fra le curve che gioca le sue carte migliori, a cominciare da quella del peso: sta sotto i 1.300 kg. Che in un mondo in cui le automobili tendono all’obesità, sono pochi (basti pensare che la quasi gemella elettrica Cooper SE, che di CV ne ha 218, ugualmente messi a terra dalle ruote anteriori, pesa quasi 3 quintali in più). Perciò, complice uno sterzo pronto, diretto e preciso (seppure non pesantissimo), la Mini Cooper S si beve le curve che è un vero piacere, e concede grande feeling (l’Esp, pur puntuale all’occorrenza, non è invasivo). L'impianto frenante, che nella JCW è di tipo sportivo, ci è parso potente e correttamente modulabile: per metterlo seriamente alla frusta servirebbe una pista.
Spinge forte già dai bassi regimi
Dal motore ci saremmo attesi più cattiveria in allungo, però la spinta è davvero corposa (la coppia massima è disponibile da appena 1500 giri) e, quando si accelera, la velocità cresce in un batter d’occhio. Anche perché il cambio DCT è rapido quanto basta, almeno in automatico, mentre comandato tramite i paddle al volante è meno reattivo di quel che ci si aspetta. A proposito: sarebbe bello che in una macchina del genere si potesse avere, almeno come optional, una tradizionale trasmissione manuale.
La puoi fare come vuoi
La Mini nasce come uno dei modelli più personalizzabili di sempre, e tale rimane anche in questa nuova edizione: associando i vari allestimenti con i numerosi accessori in catalogo il limite è quello della fantasia (e del portafogli). Naturalmente sono previsti tutti gli ADAS di ultima generazione, dal cruise control adattativo al mantenimento di corsia, sino al Parking Assistant. Ma è sull’estetica che il gioco si fa duro, dato che ci si può cucire addosso una Cooper quasi unica grazie alla scelta di verniciature particolari (anche con tetto a contrasto), cerchi di vari disegni (anche da 16” e 17”) e finiture interne di pregio.
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