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Auto elettrica, ecco come nasce

Dalla produzione del pacco batterie al controllo finale, passando per l’unione dei vari pezzi, ecco come si arriva all’auto elettrica finita

Adriano Tosi
Pubblicato il: 21 lug 2022
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Dici auto elettrica, pensi all’autonomia, alle poche colonnine di ricarica sul territorio italiano, alle accelerazioni da dragster. Auto elettrica significa anche ripensare il modo di muoversi, almeno fino a che la già citata infrastruttura non sarà più capillare e/o i tempi di ricarica verranno drasticamente ridotti. C’è inoltre un aspetto poco trattato: il nuovo processo produttivo richiesto, perché se è vero che i BEV sono tecnicamente più semplici rispetto alle auto con motore endotermico, è vero anche che alcune criticità le presentano. Si pensi per esempio alle batterie stesse, alla tensione a cui lavorano e al loro peso: 500 kg circa nel caso dei modelli del Gruppo Volkswagen costruiti su piattaforma MEB e top di gamma. Vediamo il caso della Skoda Enyaq Coupé

La ricarica è la prima cosa

Com’è facile intuire, la batteria viene assemblata in separata sede e poi inserita nel telaio. Alla fine della produzione, la batteria comprende i connettori, che verranno collegati in fabbrica con l’auto stessa, e la protezione sottoscocca. Quest’ultima è una piastra di metallo molto resistente agli urti, che ricopre la parte bassa della batteria. A questo punto quindi la batteria è pronta per il matrimonio con l’auto, ma prima viene ricaricata: “Quando la batteria supera tutti i test necessari sulla linea di produzione, viene caricata a 14 kWh, cioè il 20-25% della capacità totale”. Si tratta della carica sufficiente a superare i vari passaggi previsti sulla linea di produzione, compresi primo avviamento e test drive, come spiega David Bolcek, specialista dell’assemblaggio dell’impianto Skoda di Mlada Boleslav.

L’incontro tra batteria e auto

A celebrare l’unione tra batteria e veicolo non poteva che essere il più preciso degli operatori della fabbrica: un robot altamente tecnologico. La batteria viene messa su un apposito supporto, sopra al quale c’è anche il telaio. Qui viene prima di tutto connesso il cavo principale, che unisce il modulo anteriore e quello posteriore del veicolo. Al suo interno ci sono le linee dei freni e di raffreddamento dei componenti ad alta tensione, i cablaggi dei sistemi del veicolo e gli stessi cablaggi arancioni dell'alta tensione.

Posizionata la batteria nel telaio è il momento di collegarla, insieme ad altri componenti a essa correlati, alla presa elettrica, ovvero all’uscita che servirà poi per la ricarica. Terminato questo step, telaio e accumulatori vengono uniti definitivamente (sempre da un robot) tramite 16 o 24 bulloni – in base al tipo di batteria e alle sue dimensioni - lungo tutto il perimetro della stessa, più altri 4 al centro.

Superato il controllo sicurezza, via verso il concessionario

Arrivati a questo punto l’auto elettrica è quasi ultimata, manca un controllo del cablaggio di tutti i componenti, effettuato in varie stazioni della linea di produzione. Successivamente, un tecnico munito di un computer industriale, noto come MFT, carica il software sulle unità di controllo del veicolo, compresa la batteria. Il computer verifica che il veicolo contenga la batteria giusta con i parametri corretti, mentre il software di controllo della batteria viene caricato durante la sua produzione.

Se il check delle connessioni e dei vari parametri è positivo, l’auto può essere avviata e l’ordine di accensione è come segue: prima il connettore di servizio e poi quelli della batteria. Ciò fa sì che la rete ad alta tensione entri in collegamento per la prima volta con la batteria. A questo punto l’auto si avvia e viene completato anche l’ultimo check di sicurezza.

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