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Omaggio al V12 Lamborghini... e al Riva Aquarama che lo usa in acqua

Celebriamo un capolavoro della meccanica attraverso anche un motoscafo che è un vero e proprio gioiello della motonautica

Testo di Greg Potts tradotto e adattato da Paolo Sardi
Pubblicato il: 02 gen 2023
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Parafrasando il grande Albus Silente: "Dove prima c'era il motore V12 Lamborghini aspirato, ora ci sarà il dopo". O almeno crediamo che abbia detto così: nessuno ha prestato attenzione alla serie spin-off di Harry Potter "Animali Fantastici", vero? In quella sceneggiatura si poteva fare di tutto. Comunque, sì, la Lamborghini ha costruito la sua ultima auto da strada con motore V12 non ibrido. Una dichiarazione che sarebbe stata quasi impensabile solo una decina di anni fa, vista l'importanza del 12 cilindri nella storia dell'azienda.

Un po' di storia

All'inizio degli anni Sessanta, quando Ferruccio Lamborghini decise di abbandonare i trattori per costruire grandi granturismo e supercar da appendere come poster in camera da letto. A quel punto incaricò Giotto Bizzarrini di progettare un motore gestibile anche su strada, che fosse migliore dei V12 da corsa un po' addolciti messi a punto da Enzo Ferrari. Si racconta anche che la Lamborghini offrisse a Bizzarrini anche un bonus per ogni cavallo in più che riusciva a ricavare rispetto all'equivalente motore Ferrari. Il risultato fu un V12 da 3,5 litri che dava il meglio di sé ad alto numero di giri, con carter secco e carburatori Weber downdraft, in pratica un altro motore da corsa.

Un progetto longevo

La storia ci dice che la Lamborghini non era affatto contenta. Bizzarrini si rifiutò di cambiare il progetto del motore e Ferruccio si rifiutò di pagarlo (finché non fu costretto da un'ordinanza del tribunale). Il motore fu successivamente messo a punto e semplificato da un altro ingegnere, Gian Paolo Dallara, e, come è noto, fu proprio quel V12 a essere utilizzato in tutte le grandi Lambo, dalla 350 GT del 1964 fino all'ultima Murcielago del 2010. Quasi mezzo secolo di servizio. E sì, questo significa che tecnicamente Lamborghini come produttore ha costruito solo due diversi V12 da strada nella sua storia, con la seconda generazione sviluppata da zero per la Aventador.

Una nuova vita... in acqua

Ma di questo si parlerà più avanti, perché una volta che Dallara ebbe adattato il progetto di Bizzarrini, il V12 fu portato a 4,0 litri per le successive 350 GT e 400 GT. Poi, nel 1968, Ferruccio diede al motore un'incredibile nuova vita... Il grande poss, che economicamente non se la passava certo male, ordinò un Riva Aquarama, un fantastico motoscafo in mogano costruito a mano che era adorato dalle star del jet set. Tuttavia, Lamborghini voleva più potenza di quanta ne potessero produrre i motori V8 di serie, e fu così che due dei suoi V12 da 4,0 litri trovarono posto nella parte posteriore dell'imbarcazione. Con due motori da 350 CV ciascuno, l'Aquarama di Ferruccio era il più veloce mai costruito, con una velocità massima di oltre 50 nodi (oltre 90 km orari). Roba da restare senza parole.

Un'esistenza travagliata

Lamborghini tenne il suo giocattolo unico per 20 anni, usandolo per battere i record di velocità nello sci nautico e per apparire in generale estremamente cool come solo gli italiani più anziani sanno fare. Alla fine vendette il motoscafo a un amico intimo, Angelo Merli, anche se non siamo certi che costui gli fosse così amico, perché il Merli decise che i motori 350 GT erano troppo inaffidabili e riportò sciaguratamente la one-off d'acqua alle sue specifiche standard. Per fortuna c'è chi non si preoccupa dell'affidabilità e quando nel 2010 lo scafo numero 278 è stato ritrovato sotto un telo, il nuovo proprietario ha deciso di riportarlo al suo antico splendore - V12 e tutto il resto.

Incontro tra generazioni

È così che ci ritroviamo sulle rive del Lago d'Iseo a pilotare il Riva Lamborghini mentre il legno incontra l'acqua per la prima volta dopo tanto tempo. E quale modo migliore per celebrare la fine del V12 Lambo non elettrificato se non portando con sé l'ultimo esemplare della razza per incontrare il suo antenato.

Opera d'arte meccanica

Il motore della Aventador LP780-4 Ultimae è a dir poco un capolavoro. Quando la Aventador arrivò per la prima volta nel 2011, sfoggiava un nuovissimo V12 con il nome in codice L539 e, sebbene il precedente V12 Bizzarrini fosse cresciuto fino a 6,5 litri al momento della sua sostituzione, questa nuova unità era più potente, produceva più coppia e pesava comunque 18 kg in meno. E non c'è nemmeno un turbo in vista. Il paradiso.

Forza bruta

Nella Ultimae la potenza è ancora maggiore rispetto a quella della SVJ - 780 CV per la precisione - e per dare un tocco di teatralità in più la Lamborghini stampa l'ordine di accensione su un mare di fibra di carbonio e vernice dorata. Non che manchi la drammaticità, naturalmente. Mettete l'Aventador in modalità Corsa, disattivate l'ESC, premete il piede sul freno e apparirà un piccolo messaggio che dice che il launch control è attivato. Aumentate i giri, rilasciate il piede sinistro dal freno e in 2,8 secondi raggiungerete i 100 km orari e vi chiederete quanta strada dovrete fare in retromarcia per ricongiungervi con i vostri organi interni. Se il V12 Lambo di seconda generazione è una specie di mostro, i vecchi motori 350 GT della barca sono probabilmente meglio descritti come orsi bruni. Senza che il prendisole ammortizzato dell'Aquarama attutisca il rumore, i V12 - ciascuno dotato di sei carburatori Weber gemelli - emettono un ruggito profondo e meccanico quando raggiungono i 4.500 giri/min.

Si salpa!

Dato che il Riva, splendidamente restaurato, vale una cifra inimmaginabile e che il suo nuovo proprietario lo sta osservando da vicino sopra la testa di un sigaro, decido che è meglio che qualcuno con un po' più di esperienza da capitano ci guidi fuori dall'affollato cantiere Bellini Nautica. Giuseppe Pievani aziona una leva perfettamente levigata dietro il volante e la mette in moto, prima di regolare le due manopole (una per ogni V12, ovviamente) nella loro posizione più tranquilla. Non c'è niente di meglio degli interni art déco di un Riva. A bordo si trova un ambiente in cui ci si muove senza scarpe, con sedili reclinati in pelle bianca con schienale in rattan, e tutto è così lindo e pulito che servono gli occhiali da sole per leggere la miriade di quadranti sotto il sole di mezzogiorno.

Emozioni diverse

Nella relativa sicurezza del lago, Pievani mi cede il controllo e io sfrutto un po' di più i 700 CV offerti. Ho perso il senso dell'orientamento e, nel tentativo di navigare, imparo che le barche non danno la sensazione di sterzare come le auto, anche se confrontate con una Aventador da 1.550 kg (a secco) che monta pneumatici più larghi del Canale di Suez. In effetti, la Ultimae potrebbe essere la più coinvolgente di tutte le Aventador su una strada tortuosa, grazie alla sua vasca in carbonio super rigida, alle sospensioni pushrod e all'ingegnoso sistema di sterzo dinamico Lamborghini.

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Breve ma intenso

Nell'Aquarama non si può fare a meno di rilassarsi, ammirando i panorami e respirando l'odore dei V12 degli anni Sessanta. Sfortunatamente - e forse prevedibilmente - l'affidabilità interrompe il nostro tempo in acqua: un problema alla pompa del carburante ci costringe a tornare alla base. Una volta lì ci viene detto che tutta la messa a punto è stata fatta una settimana prima dal leggendario collaudatore della Lambo Valentino Balboni - non che lo stiamo biasimando, ovviamente. Tuttavia, anche la nostra breve esperienza di questo pezzo di storia gloriosamente Lamborghini ci ha fatto apprezzare ancora di più il venerabile V12 di prima generazione dell'azienda, e il viaggio di ritorno di 160 km senza autostrada verso la sede centrale della Lambo a Sant'Agata Bolognese non fa che ribadire quanto sia magistrale anche la seconda generazione. Speriamo solo che il futuro ibrido non smorzi lo spirito del V12.

Fotografie: Dennis Noten

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