Eroi qualunque: l'uomo che ha fatto a mano la sua Cadillac “Le Monstre"
Partecipare alle gare per auto classiche costa troppo? Fate come Derek Drinkwater, che ha costruito da sé la sua macchina mostruosa...
“Mia moglie e io volevamo correre a Le Mans. Ma guardando alla categoria delle auto classiche, non avremmo mai potuto permetterci una Aston storica o una Jaguar. Tuttavia, la mia dolce metà ha scoperto che la Cadillac ha corso nel 1950 e a me sono sempre piaciute le auto americane. Così ho deciso di costruire la Le Monstre.
Il resto è una storia intrisa di sudore e fatica”. Derek Drinkwater, con il suo capo/moglie Pat, non aveva nessuna intenzione di accontentarsi e rimanere escluso dal mondo elitario del motorsport classico. Così ha costruito la sua auto, ponendosi l’obiettivo di utilizzare strumenti e tecniche vecchia scuola per ricreare la bizzarra streamliner della Cadillac, il tutto in soli cinque mesi. E questo meccanico autodidatta ci è riuscito, utilizzando un proiettore per visualizzare l’auto a grandezza naturale su una parete. “Il Revs Institute è stato fantastico. Ci ha dato un sacco di foto, ma non avevamo disegni tecnici. Quindi ho pensato: se prendo le foto che mi hanno dato, utilizzo il proiettore e lo metto alla giusta distanza, l’interasse sul muro corrisponderà a quello dell’auto in scala reale. Poi ho segnato a penna il perimetro dell’auto, ogni dado e bullone. Così quando ho acceso le luci, sulla parete avevo il disegno dell’auto. Non ho comprato nulla di già fatto, nemmeno i finestrini. Ho realizzato tutte le parti del telaio, i dadi e i bulloni, facendoli corrispondere all’originale”.
La storia della Serie 61 originale è bizzarra quanto il suo aspetto. Nell’era del proibizionismo, i contrabbandieri di alcolici preferivano i motori Caddy per sfuggire alla polizia, il che portò alle prime incursioni nella NASCAR. Poi, nel 1950, al ricco imprenditore Briggs Cunningham fu offerta una coppia di inviti per partecipare a Le Mans, così si procurò due coupé Serie 61 da far correre. Una venne lasciata praticamente di serie, mentre l’altra fu rivista, grazie ai primi test in una rudimentale galleria del vento, con una carrozzeria aerodinamica che la rese notevolmente più veloce sui lunghi rettilinei di Le Mans.
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La stampa francese all’epoca la soprannominò “Le Monstre”, e il soprannome rimase inalterato. La Le Monstre si piazzò all’11° posto, appena dietro la Caddy di serie. Ma all’inizio della gara, racconta Derek, il pilota sterzò bruscamente per evitare un cane sul tracciato, rimanendo bloccato nella sabbia. “C’è una cosa importante che riguarda ‘la pala’. Al pilota venne detto di portare una pala con sé in auto, ma lui rispose: ‘Oh, non ho spazio per quella’. E così passò 30 minuti a scavare con le mani per tirare fuori la macchina dalla sabbia. Perse anche l’uso della seconda marcia. Se si elimina quel ritardo e si tiene conto del tempo perso per la mancanza della seconda marcia, penso che sarebbe arrivato secondo”. Oggi gli sport motoristici sono ossessionati dall’aerodinamica, ma negli anni Cinquanta si trattava di una tecnologia completamente nuova. Come si guida un’auto ricostruita? “Abbiamo fatto un giro a Laguna Seca in due minuti, cosa che ha sorpreso molte persone per un’auto di 1,7 tonnellate”, ride Derek. “Con la Le Monstre bisogna sterzare prima di entrare in curva”.
Derek mi parla dall’Idaho, a metà di un tour attraverso diversi stati con la Le Monstre, che è omologata per la circolazione su strada e traina un rimorchio di rifornimenti. L’anno prossimo vuole portarla a Le Mans per celebrare il 75° anniversario di questo strano e breve capitolo dell’automobilismo sportivo statunitense. Un’idea niente male considerando che la Cadillac ha un’imponente partecipazione nella classe regina. Ma il signor e la signora Drinkwater non sono qui a caccia di sponsor. “Le gare sono fantastiche, ma è il viaggio per arrivare qui che ci fa impazzire”.
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