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Pat Symonds: “Ecco perché Senna era così speciale”

Uno degli ingegneri più apprezzati della F1 tra gli anni Ottanta e Novanta racconta un episodio che ha dell’incredibile

Adriano Tosi
Pubblicato il: 09 ago 2022
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Quando si parla di Campioni del Mondo, di qualsiasi sport, il rischio di scadere nella retorica è elevato, ancor di più se si tratta di epoche passate: la nostra memoria tende generalmente a mitizzare sportivi/cantanti/attori/ecc. e quindi imprese sportive/canzoni/film legate a un periodo passato della propria vita. Se poi il personaggio in questione ha perso la vita nell’esecuzione del gesto che lo ha reso celebre, beh, la “beatificazione” è praticamente cosa certa. Tutto questo per dire che ciò che state per leggere è stato attentamente valutato e pesato, onde evitare eccessi di enfasi.

Del resto si parla di Ayrton Senna, un uomo diventato leggenda, quindi farsi prendere la mano è un attimo. Per fortuna, a raccontare l’aneddoto è uomo di grande esperienza, che oltre ad aver avuto il privilegio di lavorare con Senna, è stato anche ingegnere di pista di Michael Schumacher. Insomma, è uno abituato ad avere a che fare con fenomeni. Lui, il nostro narratore, è Pat Symonds. Non lo conoscete? Brevemente: entra in Formula 1 con la Toleman (squadra in cui ha debuttato anche Ayrton Senna, per dire), per poi vivere da protagonista la storia vincente della Benetton proprio con Michael Schumacher. L’ultimo incarico ricoperto in F1 è quello di capo progettista in Williams nel 2016 (foto qui sotto).

Un fenomeno fin da subito

Siamo nel 1984, Ayrton Senna è una giovane promessa di 24 anni alla sua prima stagione nella massima formula. Sì, un’epoca decisamente diversa rispetto a quella odierna, in cui l’approdo nella massima formula avviene spesso al di sotto dei vent’anni; addirittura 17 anni nel caso di Max Verstappen, che a 24 ha conquistato il primo titolo. Beh, Senna nel 1984 viene considerato un ragazzino alle prime armi, per cui la sua impresa nel Gran Premio degli Stati Uniti, a Dallas, assume un valore persino più grande. Come tutti i circuiti cittadini, anche questo è caratterizzato da un asfalto sconnesso, anche più del solito, al punto che molti piloti sostengono che non ci siano le condizioni di sicurezza. Gli organizzatori decidono di far disputare comunque le gare di contorno che da sempre “riempiono” i weekend di gara.

Sesto in qualifica

La Toleman non è certo una monoposto tra le migliori, eppure Ayrton la piazza al sesto posto in qualifica; poco dopo il via è già quarto e il terzo posto è alla portata, Dereck Warwick è lì. Ma Senna si fa fregare dalla foga e finisce in testacoda. Dopo aver fatto sfilare tutto il gruppo si rimette con l’auto nella direzione giusta; peccato sia ultimo. Ci sono tutti gli ingredienti per mettere in piedi una rimonta furibonda. Le sconnessioni dell’asfalto tradiscono moltissimi piloti, anche i migliori: Niki Lauda, Nelson Piquet e Alain Prost, 10 campionati del mondo in tre. Al 47° giro, il colpo di scena: anche Senna è out. Dopo aver colpito un muretto, rompe un braccetto della sospensione ed è costretto ad abbandonare la corsa che avrebbe potuto chiudere a punti.

Dopo il ritiro, il giovane Senna torna ai box e porta quella che a Pat Symonds suona subito come la più stravagante e incredibile scusa di tutti i tempi: “Ho sbattutto perché il muro si è spostato”. Immaginate la reazione di Symonds, di fronte alla quale qualsiasi debuttante si sarebbe messo zitto e buono. Ma non Ayrton, che è convinto di non aver sbagliato. Lo sostiene con una convinzione disarmante, propria solo dei grandi campioni. Symonds – ci permettiamo di interpretare: per voglia di sbattere in faccia la sua verità al “ragazzino” – accetta di andare nel punto incriminato con Senna. Gli dimostrerà che i muri non camminano.

L’incredibile è realtà

Arrivano alla curva che è costata il ritiro a Senna e Symonds non crede ai propri occhi. Una porzione di muro (i muretti di contenimento composti da blocchi uguali, come quelli che separano i sensi di marcia in autostrada, per capirci) è leggermente spostata a causa, probabilmente, di un leggero contatto di un altro pilota in precedenza. Un piccolo urto avvenuto all’estremità del blocco stesso. Quanto basta però per causarne lo spostamento di qualche millimetro. “Si era già capito che Senna avesse doti fuori dall’ordinario, ma quell’episodio mi fece capire fino a che punto. Stava guidando con un’intensità e una precisione tali che pochi millimetri di spostamento del muro ne hanno causato il ritiro”. Non serve aggiungere altro.

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