I grandi fallimenti - SsangYong Rodius
Celebriamo le auto che hanno fatto un buco nell'acqua negli anni Duemila. Nel gruppo c'è anche questa monovolume coreana
Non si compra una monovolume per l'estetica gradevole. La si compra per avere spazio senza pretese, e la Rodius offriva sicuramente molto spazio senza altre pretese. Su certi mercati poteva ospitare fino a 11 persone (in Italia 9, altrimenti sarebbe servita la patente dell’autobus…) a patto che avessero a) le gambe corte e b) nessun senso della vergogna. Quindi è giusto bollare la Rodius come una fallimento solo per motivi estetici? Probabilmente no, ma lo faremo comunque. Perché la Rodius non era solo brutta. Si trattava di un assalto senza precedenti all'apparato visivo umano, un vero e proprio crimine di guerra del design automobilistico.
Una visione distorta
La SsangYong dichiarò che la Rodius era ispirata agli yacht di lusso, il che fa pensare che abbia confuso la locizione “luxury yacht” con una goffa casa galleggiante, costruita su una chiatta da fiume. Con il suo corpicione (era lunga 5 metri e 12, uno sproposito per l’epoca) svettava in mezzo al traffico come la maestra in una prima elementare.
Roditore in carne
Da qualsiasi lato si osservasse la macchina c'era sempre qualcosa che restava indigesto come la peperonata fredda, appena uscita dal frigorifero. Più che da Rodius, la calandra era per esempio da roditore e dava al muso un’espressione da topo ciccione. Nella vista laterale, poi, il grande sviluppo in altezza delle lamiere faceva sembrare minuscole le ruote e dava alla linea la stessa aria slanciata di un carrello del supermercato. E che dire della coda? Ecco l’eccezione alla regola secondo cui chi nasce tondo non può morire quadrato.
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